I miei primi ravioli!
È il 1° gennaio, tutti dormono tranne la sottoscritta. Un modo silenzioso di passare il tempo (a parte leggere, s’intende)? E se impastassi? Si, ma cosa? Vediamo come siamo messi a farine … oh, guarda là! Un sacchetto di farina taragna! E la semola c’è? E le uova? Si, c’è tutto. Però è la prima volta che impasto col grano saraceno, meglio chiedere istruzioni a Kat. Benedetto chi ha inventato gli sms! :-D Si comincia!
Quattro tuorli con tre mezzi gusci d’acqua (gli albumi piacciono a me ma io non piaccio a loro), le farine mischiate (circa 250 grammi di taragna e circa 100 grammi di semola) e via a impastare! Viene che è una bellezza, morbida, elastica: una soddisfazione che non vi dico! Le dosi delle farine sono indicative, perché sapete bene che dipendono da un sacco di fattori, quindi bisogna regolarsi a occhio, via via che s’impasta. Alla fine modello il capolavoro ;-) come un salamotto, lo incarto nella pellicola e via in frigo.
Bene, la pasta è fatta, e adesso come la utilizzo? Le solite tagliatelle, no. E se facessi dei ravioli? Mmmhh, si, ma l’altra –e unica- volta che ci ho provato … brrr, meglio non pensarci! Però l’idea mi tenta. In fin dei conti tutti raviolano, perché io no? E sia. Intanto si è svegliato l’assistente: arrivano i rinforzi! ;-) Per il ripieno decidiamo di utilizzare un mix di formaggi che alloggia stabilmente in frigo da Natale. Cercando di equilibrare le quantità, tagliuzzo a cubettini microscopici, oppure grattugio, 50 grammi ciascuno di pecorino, asiago fresco, montasio mezzano e parmigiano, più 100 grammi di asiago vecchio e infine lui, l'ometto mio, impasta il tutto con 100 grammi di ricotta fresca e un uovo intero. Un pizzico di sale e odor di pepe e siamo a posto.
Dopo pranzo inizia l’operazione raviolatura. Nel frattempo ho recuperato la fotocamera ed è ricominciato a nevicare. I ragatti ostentano indifferenza, ma in realtà sono sempre attenti alle operazioni che potrebbero produrre qualcosa di buono! La macchinetta è in posizione, taglio una fettina dal salamotto e … vai di manovella! Verso l’ultima tacca la pasta comincia a rompersi, allora la rilavoro con un pizzico di semola e le cose migliorano. La sfoglia viene bene, bella sottile; posizioniamo le palline di ripieno, ripieghiamo la sfoglia e proviamo a tagliare i ravioli con il “timbro” apposito. Niente da fare, non taglia e non salda. Con la formina da biscotti, peggio che andar di notte! Allora recupero il vecchio raviolamp di mamma e finalmente le cose iniziano a funzionare. Un po’ alla volta esauriamo tutto il ripieno, con la pasta rimanente (poca) tiro due tagliatelle e finalmente l’opera è compiuta: i miei primi ravioli! Vabbè, non sono perfetti, ma io sto facendo la ruota come un pavone!
- Ora bisogna pensare al condimento,
La taragna chiama la verza e noi ne abbiamo appunto una che occhieggia dal frigo, così la mettiamo insieme a un trancetto di pancetta affumicata e a una cipolla Tropea. La ricetta è da tempo collaudata, l’assistente cucina e io scatto. Dosi rigorosamente a occhio, fatevi un’idea con la foto. :-))) Due note soltanto: 1) con una verza di quelle dimensioni si procede con metà alla volta, sennò si lessa tutto; 2) per i non nordici, occhio che verza e cappuccio NON sono la stessa cosa! :-)
Allora. Innanzi tutto si affetta la verza a striscioline, la cipolla a fettine sottili e la pancetta a bastoncini piiiccoli. Poi si prende un padellone largo e fondo (se avete il wok, buon per voi), si unge con un filo d’olio di oliva e si fa rosolare a fuoco vivace la cipolla con la pancetta. A rosolatura avvenuta si unisce la verza, si sala un poco e si spadella, sempre a fuoco vivace, finché la verza si affloscia, poi si continua la cottura a fuoco basso, ma non per molto: il tutto dovrà rimanere croccantino, “al dente”. E fuori continua a nevicare.
A questo punto abbiamo FAME! Mettiamo su l’acqua e, appena bolle, giù i ravioli. Un paio di minuti scarsi, poi li scoliamo e li condiamo con scagliette di Asiago vecchio, le verze belle calde, una generosa macinata di pepe nero e una spolverata di parmigiano. Ecco, la foto l’ho scattata. Si mangia! :-)))
Quattro tuorli con tre mezzi gusci d’acqua (gli albumi piacciono a me ma io non piaccio a loro), le farine mischiate (circa 250 grammi di taragna e circa 100 grammi di semola) e via a impastare! Viene che è una bellezza, morbida, elastica: una soddisfazione che non vi dico! Le dosi delle farine sono indicative, perché sapete bene che dipendono da un sacco di fattori, quindi bisogna regolarsi a occhio, via via che s’impasta. Alla fine modello il capolavoro ;-) come un salamotto, lo incarto nella pellicola e via in frigo.
Bene, la pasta è fatta, e adesso come la utilizzo? Le solite tagliatelle, no. E se facessi dei ravioli? Mmmhh, si, ma l’altra –e unica- volta che ci ho provato … brrr, meglio non pensarci! Però l’idea mi tenta. In fin dei conti tutti raviolano, perché io no? E sia. Intanto si è svegliato l’assistente: arrivano i rinforzi! ;-) Per il ripieno decidiamo di utilizzare un mix di formaggi che alloggia stabilmente in frigo da Natale. Cercando di equilibrare le quantità, tagliuzzo a cubettini microscopici, oppure grattugio, 50 grammi ciascuno di pecorino, asiago fresco, montasio mezzano e parmigiano, più 100 grammi di asiago vecchio e infine lui, l'ometto mio, impasta il tutto con 100 grammi di ricotta fresca e un uovo intero. Un pizzico di sale e odor di pepe e siamo a posto.
Dopo pranzo inizia l’operazione raviolatura. Nel frattempo ho recuperato la fotocamera ed è ricominciato a nevicare. I ragatti ostentano indifferenza, ma in realtà sono sempre attenti alle operazioni che potrebbero produrre qualcosa di buono! La macchinetta è in posizione, taglio una fettina dal salamotto e … vai di manovella! Verso l’ultima tacca la pasta comincia a rompersi, allora la rilavoro con un pizzico di semola e le cose migliorano. La sfoglia viene bene, bella sottile; posizioniamo le palline di ripieno, ripieghiamo la sfoglia e proviamo a tagliare i ravioli con il “timbro” apposito. Niente da fare, non taglia e non salda. Con la formina da biscotti, peggio che andar di notte! Allora recupero il vecchio raviolamp di mamma e finalmente le cose iniziano a funzionare. Un po’ alla volta esauriamo tutto il ripieno, con la pasta rimanente (poca) tiro due tagliatelle e finalmente l’opera è compiuta: i miei primi ravioli! Vabbè, non sono perfetti, ma io sto facendo la ruota come un pavone!
- Ora bisogna pensare al condimento,
La taragna chiama la verza e noi ne abbiamo appunto una che occhieggia dal frigo, così la mettiamo insieme a un trancetto di pancetta affumicata e a una cipolla Tropea. La ricetta è da tempo collaudata, l’assistente cucina e io scatto. Dosi rigorosamente a occhio, fatevi un’idea con la foto. :-))) Due note soltanto: 1) con una verza di quelle dimensioni si procede con metà alla volta, sennò si lessa tutto; 2) per i non nordici, occhio che verza e cappuccio NON sono la stessa cosa! :-)
Allora. Innanzi tutto si affetta la verza a striscioline, la cipolla a fettine sottili e la pancetta a bastoncini piiiccoli. Poi si prende un padellone largo e fondo (se avete il wok, buon per voi), si unge con un filo d’olio di oliva e si fa rosolare a fuoco vivace la cipolla con la pancetta. A rosolatura avvenuta si unisce la verza, si sala un poco e si spadella, sempre a fuoco vivace, finché la verza si affloscia, poi si continua la cottura a fuoco basso, ma non per molto: il tutto dovrà rimanere croccantino, “al dente”. E fuori continua a nevicare.
A questo punto abbiamo FAME! Mettiamo su l’acqua e, appena bolle, giù i ravioli. Un paio di minuti scarsi, poi li scoliamo e li condiamo con scagliette di Asiago vecchio, le verze belle calde, una generosa macinata di pepe nero e una spolverata di parmigiano. Ecco, la foto l’ho scattata. Si mangia! :-)))
18Commenti:
Waw ! Ma la verza viene dall'orto ? Ed è arrossita così per via del gelo o è una varietà autoctona ? Miam, ciomp! E struccotti. Kat
Mmmmmhhh...! Ça a l'air très bon!
Ma ciao, Kara! La verza non viene dall'orto, ma è uguale uguale! Perché? Lì da te sono diverse? Dai che sono curiosa! :-)
Grazie del complimento, Elvira, detto da te è un onore! :D
Eh si, qui da noi le verze non hanno quelle belle guanciotte bordò ! Avvisa l'ometto giardiniere che si prepari ad uno scambio di bustine de semi. Smack! K.
Coucou, Elvira! Bienvenue dans notre petite cuisine. Ton msg signifierait-il qu'une traduction serait la bienvenue ? On y pense, on y pense. Nous sommes d'autant plus ravis de ta visite que ton blog est ... (vais-je oser ? allez j'ose) notre modèle. Pour son style et son esprit. Coté programmation nous avons encore pas mal de chemin à faire...Au revoir. Kat degli Scribacchini
Ma lo sai che sei una raviolatrice proprio in gamba? Ma quel trespolo per le tagliatelle da dove arriva? Tu non me la conti giusta.
Adulatorrreee!!! ;D
Quel trespolo lì non mi ricordo da dove sbuca, però ne ho viso uno uguale al mercatino di natale. Se lo sapevo... :-)
Kat mi ha costretto a tagliare delle canne di bambù per farne uno artigianale ma poi, le tagliatelle le facciamo "seccare" su un telo da fontina. Tanto per mescolare tradizioni emiliane e valdostane :-)
Hesitation... Domani, oltre a grissinare vorrei raviolare. Ravioli taragni i ravioli di fossa ?
http://www.gennarino.org/rav_fossacarc.htm
Acci, nessuno dei due. Causa periodo "no cheese" dovrò ripiegare sulla mia versione natalizia. Tanti carciofi, una patata e un annusata al parmigiano.
Baci. K.
E se il condimento di verza ce lo mettessi come ripieno? Troppo folle?
Eheheh, da quando abbiamo scoperto la tartiflette destrutturata assaggiata da Mercotte da Laurent Petit http://mercotte.canalblog.com/archives/2005/12/23/1142457.html
rivisitiamo tutti senza rete, eh? Io ci provo anche ma mi sa che dovrò mettere una patata per legare e "asciugare" la verza. Beh, nei pizzoccheri classici la patata c'è. E allora, via andareeee! Domani ravioli taragni con ripieno di zucca. O no ?
Mamma che buoni! Anche se sono le 9 del mattino mi è già venuta fame!(non ci vuole molto purtroppo). Una domanda da una non esperta di "taragna" (a Venezia la polenta è solo una!!): io ho in casa una confezione di farina taragna per fare la polenta. E' la stessa che posso usare per la tua ricetta? O ne esistono di varie specie?
Si', ma chi non ha una verza gelata sotto mano che fa? Questo e' razzismo bello e buono verso noi poveri terroni...;-))
Ho capito, mi vendico con una pagnotta nuova: un danubio alla panna acida, personale interpretazione di una pagnotta trovata sul web.
Piu' tardi avrete mie notizie, mi sa...;-)
Vendetta, tremenda vendetta ! Si dai, Gennarì, tanto per colpa dei tuoi grissini, domani il forno starà acceso parecchio ;-)
Ciao Graziella. Ti anticipo una risposta perché non so se Patt riesce ad affacciarsi prima di sera. Temo di no. Leggi sulla confezione. Se c'è scritto solo Farina di grano saraceno è ok. Se compare anche Farina di granoturco non va, non riusciresti a farla stare assieme. Solo l'acqua bollente la fa addensare. Buona giornata. Kat
Kat - Ma insomma, li fai con la zucca o con la verza? :-) Se scegli la verza, guarda che fatta così non c'è tanto bisogno di asciugarla: condimento minimo e acqua di vegetazione che se ne va nello spadellamento. Poi vai di mezzaluna e io ci metterei un poco di pan grattato, magari di quello di segale, se ne è avanzata qualche crostina. Non che le patate non ci stiano, però! Anzi! :-)))
Graziella - Ma grazie! :D La risposta sulla farina te l'ha già anticipata Kat, per fortuna: io avrei dovuto chiederle consiglio, perchè nemmeno io sono pratica di taragna: anche qui la polenta è solo una! :-))))
Gennarino - Ma dai, che anche lì a RE si trovano le verze! :))) E non dirmi che di questi tempi non sono gelate! Vabbè, ho capito: ti sei vendicata lo stesso. E che buona vendetta!!! :-)
Grazie al team per la risposta! Corro a vedere cosa c'è scritto sulla confezione!
avevo giusto bisogno di un'idea... visto che di questi tempi la fantasia è un po' inibita;)
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