30 novembre 2007

Venerdì pesce

Premessso che abbiamo un gran difetto, anche quando è stagione di pomodori preferiamo che lo spezzatino sappia di spezzatino e il pesce sappia di pesce.
Avevamo due filetti di merluzzo belli spessi e una di quelle stanchezze dense che ti tolgono l'immaginazione. Il risultato però è stato molto gustoso quindi ve lo raccontiamo.
Un filo d'olio in padella antiaderente, quando è stato bello caldo, una cucchiaiata di erba cipollina essiccata, i filetti adagiati sopra e girati dopo due minuti. Poi si sala leggermente, si incoperchia e non si toccano più.
Quando sono quasi cotti basta aggiungere - per due porzioni - una decina di olive taggiasche snocciolate sott'olio, lasciando che un po' del loro olio condisca il pesce.
Serve altro? A noi sembrava proprio di no.
Kat e Remy

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29 novembre 2007

Il solito puré...

Lo vedete verdino anche voi? Lo è.
Colpa del sale alle erbe e del pezzetto di sedano rapa che abbiamo aggiunto alla patata (due terzi di patate, un terzo di sedano rapa, meno ancora se fosse forte, cotti al vapore e passati).
Già che eravamo lanciati sul fronte alternativo, abbiamo dimenticato latte e burro.
Se attira anche voi l'idea di fare il puré con olio evo (o se non avete la scelta) ricordatevi che probabilmente servirà aggiungere anche un po' d'acqua di cottura delle verdure.
Noi l'abbiamo gustato come contorno ad una vecchia conoscenza.
Che dite, vi piace la nostra dieta?
Kat e Remy

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28 novembre 2007

La nostra razione serale di fibre

Non sembra, ma da qualche settimana ci stiamo avviando (progressivamente, in modo che sia anche serenamente) verso un'alimentazione più consona a rispondere agli inequivocabili messaggi del nostro organismo. La botta finale ce l'ha data il Prof. Sergio Chiesa. Quell'uomo è un gran comunicatore ed è anche il nutrizionista più gourmet che abbia mai incontrato.
Secondo voi, dove ha avuto luogo il suo più recente corso sui metodi naturali per regolare il colesterolo? In uno dei migliori agriturismi della Vallée ;-) Ovvio che viene più facile seguire i consigli di una persona che invita -anzi esorta- a mangiare bene, di quelli di chi ti vorrebbe propinare "insipide brodaglie di cereali". Tra virgolette perché l'espressione è sua ;-)
Al momento, la cosa più difficile non è ridurre drasticamente zucchero e latticini ma riorganizzare le nostre abitudini in modo da avere sempre in casa la (davvero grande) quantità di verdure necessaria quotidianamente e le tre indispensabili porzioni settimanali di pesce.
E qui concludo questa premessa prima che scappiate tutti ;-)
E vi racconto la zuppa che mi sono inventata con quello che al momento passavano frigo e dispensa e una mezz'ora di tempo.

Per 4 porzioni da 2 mestoli l'una :
- un bel porro
- tre manciate di "spaghetti" di zucca
- una patata media
- tre manciate di lenticchie rosa
- sale alle erbe
- olio evo

Ci hanno regalato un pezzo di zucca la cui polpa sembrava quella della spaghetti squash, si divideva tutta a fili. Ho tagliato a julienne sia il porro che la patata, quest'ultima con l'apposita trafila. Non dubito che le verdure vadano altrettanto bene tagliate a dadini ma con i fili di zucca ci vedevo bene la julienne. E le lenticchie rosa, che alla fin fine sono poi color zucca.
Ho messo tutto in pentola coprendo d'acqua bollente e in 25 minuti era pronto. Merito anche del taglio a julienne.
Un filo di olio evo crudo, un po' di prezzemolo per me e ... decisamente non mi pento.
Anche perché Remy l'ha mangiata di gusto.
Kat

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27 novembre 2007

Un amico dolcissimo

I convenuti alla merenda di domenica sono ripartiti muniti di generi di conforto (per affrontare l'attraversamento del prato che separa le nostre abitazioni ;-) ma lui ... lui non l'ho regalato.
Lui verrà lasciato seccare piano piano, magari infilandolo nel forno che si fredda ogni volta che cuocerò qualcosa nei prossimi giorni. Da onesto pain d'épices mi farà aspettare un bel po' prima di essere abbastanza raffermo da poterlo grattugiare grossolanamente e riporre in un barattolo di vetro coperto con una teletta .
Sarà finalmente pronto ad arricchire qualche crumble natalizio o più probabilmente diventerà l'ingrediente principale di un gelato o di una salsa da abbinare a qualche dessert a base di frutta invernale, dall'ananas arrosto ad una semplice padellata di pere.
Devo infornare al più presto un suo fratello più pepato, un pochino meno dolce e privo di anice e arancio che servirà per impanature un po' osé (pollo, faraona) oppure al posto dei crostini nelle creme di zucca o per addensare intingoli fiamminghi.
Appena esce dal forno vi racconto.
Kat

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26 novembre 2007

Merenda sinoira


Questo fine settimana, non abbiamo cucinato niente di nuovo perché eravamo impegnati a preparare una merenda sinoira (dal piemontese, merenda che si protrae sino a cena sostituendola). Abbiamo così rivisitato alcune vecchie ricette.
C'erano:
Mattonella di formaggi e pane tedesco.
Galantina
Focaccia (senza cipolle)
Frollini Sprint
Pain d'épices
Pane
Crumble con Gelato alla cannella.
Pane di mais
Pandolce Genovese (da una ricetta di Babette sul sito Cooker.net).

Galantina, Pandolce e Pain d'épices hanno il grande pregio di essere migliori se preparati con 48 ore d'anticipo. L'impasto dei biscotti e del crumble possono aspettare una dozzina di ore in frigo quindi non c'è neppure bisogno di alzarsi presto la mattina.

Nioula, però, era perplessa...
Kat e Remy

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25 novembre 2007

Santa Caterina porta...




...porta...
Già, cos'è che porta Santa Caterina? ;-)
Remy

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24 novembre 2007

Colletta alimentare 2007


Oggi, undicesima edizione della colletta alimentare.

Basta andare a fare la spesa nei punti di raccolta.

Ennò, la fame non è scomparsa, anzi è sempre più presente anche in occidente.

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23 novembre 2007

Una padellina piccina picciò...


Le tagliatelle sono state tirate a manina santa a casa mia, dall'amico che poi le ha messe come desktop in ufficio ;-)
Il sugo è quello della coda.
E... ce le siamo mangiate in tre...
Mip

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22 novembre 2007

IL VINO DEI BLOGGER # 12


Il nostro sarà un approccio forse un po' ruspante, da amatori non intenditori che conoscono forse la vigna meglio del vino.
Beviamo pochissimo perché ci piace bere bene e beviamo bene anche perché abbiamo la fortuna di abitare in una regione che (in questo molto aiutata a suo tempo dai fondi dell'U.E. ;-) tratta davvero benissimo le sue uve e pur producendo quantitativi che qualcuno definisce irrisori non pratica prezzi esosi.
Abbiamo quindi scelto prodotti autoctoni da uvaggi autoctoni. Non per partito preso ma perché sono davvero eccezionali. E li abbiamo fatti assaggiare, in più occasioni, a palati professionali e molto lontani geograficamente dai nostri vitigni che si nutrono di granito. Sorprendendoli piacevolmente ogni volta.
E ne abbiamo scelto uno a testa, anche se noi stessi non sappremmo dire quale dei due preferiamo ;-)


Podium :

Due giovani pionieri, arrivati dalla vicina Svizzera, hanno impiantato in un terreno dall'esposizione eccezionale la più grande estensione al mondo di Petite Arvine. Questo vitigno si trova solo in Valle d'Aosta e nel vicino Valais svizzero. Va da sè che i due paesi confinanti si contendono il diritto di chiamarlo autoctono :-) A dire il vero, l'ultima migrazione è stata dalla Svizzera verso l'Italia ma, tra Valais e Valle d'Aosta, le similitudini sono talmente tante che...
Ma torniamo all'idea dalla quale nasce questo tardivo-passito.
Un terzo della produzione viene vendemmiata a tempo debito e fatta passire su graticci.
Un secondo terzo, viene vendemmiata subito dopo ma lasciata passire su piede.
Il terzo terzo, infine, viene vendemmiato tardivamente.
Nasce così un prodotto che il suo ideatore definisce un vino gatto,"un vino che fa le fusa nel vetro e gradisce la carezza, pronto a tutte la cortesie sempre che ci si prenda cura di lui."
Un vino con sfumature tra il verde e l'oro con complessità olfattive che combinano note candite e profumi raffinati mentre al palato risulta ampio, ricco, grasso di una sfumatura perfetta, recita la scheda del sito dei Viticulteurs Encaveurs.
Si sposa magnificamente con i formaggi erborinati, il foie gras con il pain d'épices e con i dolci asciutti ma noi, lo preferiamo bere da solo, facendolo rigirare nel bicchiere per goderne le sfumature del colore e i profumi prima di centellinarlo tra una chiacchiera e l'altra con gli amici.


Pierrots :

E' un passito rosso da uve stramature. Uvaggi: Petit Rouge e Fumin (entrambi valdostani autoctoni). Pierrots è nato per incidente. I vigneti sono situati in margine dei boschi. Venivano vendemmiati con largo anticipo - appena dopo l'invaiatura - prima che arrivassero i selvatici (ghiandaie ma anche cinghiali ) a depredarli, poi le uve venivano lasciate in cassette. Nel 2003 , problemi di famiglia fecero dimenticare la presenza delle cassette in solaio. E lì rimasero cento giorni, prima di venir vinificate "tanto per non buttarle". Ad oggi, la vendemmia di quest'anno è ancora da vinificare.

Il nome nasce sia dall'etichetta ideata dal grafico Maurizio Casale che dal nome del primogenito del produttore, Pierre. Pierrot, piccolo Pierre, in francese designa anche il passerotto.
Di questo vino, il nostro pusher di fiducia dice che ha un solo difetto: è introvabile al di fuori della Valle d'Aosta.
Palati raffinati con ampie conoscenze sul vino, ci dicono che è un ottimo accompagnamento per i dessert ma noi, anche in questo caso, lo amiamo come vino postprandiale da bere solo ed esclusivamente in buona compagnia :-)

Kat e Remy

P.S. l'elenco di chi ha proposto i suoi passiti preferiti, si trova o troverà presto da La Colica d'Acqua. Grazie Loste.

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21 novembre 2007

Te lo do io il cook and chill !


I crem caramel si stavano raffreddando sul davanzale (che per fortuna sta al primo piano ;-). Le "torte" sulla strada sono tutta un'altra storia. Una storia archiviata fino a primavera. Ora le mucche aspettano in stalla che finisca l'inverno e che nei loro prati ricresca l'erba.

Kat e Remy

P.S.: E' il caso che parliamo di cook and chill, ovvero abbattimento rapido della temperatura dei cibi da conservare, oppure già sapete tutto ?

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20 novembre 2007

Stracotto di guancia di manzo con le carote

Capisco che i vegetariani girino alla larga ma...
E' tornata "la stagione degli intingoli" e gli intingoli migliori nascono, a mio avviso, dai pezzi più umili dei bovini adulti. Sempre che si riesca a trovarli. L'umile coda e le umilissime guance spesso vanno prenotate. Ma, se le amate, non dubito che il vostro macellaio vi amerà e probabilmente vi metterà da parte anche le ossa col midollo necessarie. Sennò andranno bene anche senza midollo, purché ci siano a garantire un bel sugo denso, soprattutto se vi va di seguire la mia ricetta che non prevede né pomodoro né farina. Come tutte le cose che cucino e vi racconto, anche questa nasce da un matrimonio, in questo caso delle carbonnades fiamminghe nell'interpretazione dell'Epicurien con lo stracotto dell'amico Giorgio (tu vivo?). Nella parte dell'amante, la rivisitazione moderna di un tipico piatto da bistrot o della cuisine canaille come fa figo si usa chiamarla oggi. Il Porto è un'idea mia per compensare il fatto che ancora non oso legare il sugo col pain d'épices. Ma presto lo farò. O comunque infornerò un pain d'épices adeguato in modo da averlo sotto mano al bisogno.
I tempi di cottura prevedono la pentola a pressione (ebbene si, seppur di marca assolutamente ignota ;-) per ridurre la cottura da 3 ore buone a un'ora. Piace, non piace, ma io sono arrivata a casa dal lavoro alle 18.30 e abbiamo cenato, con gusto e soddisfazione, alle 20.10.

Per 4 porzioni :

2 guance di bovino adulto
2 ossa, meglio se col midollo
150 ml di Porto (o altro vino rosso dolce e aromatico)
1 grossa cipolla bianca
una costa di sedano
3 chiodi di garofano
mezzo bastoncino di cannella
un pezzo di buccia d'arancia non trattata (grazie Gic!)
4-5 belle carote
olio evo
sale alle erbe
(una fetta biscottata)
(due cucchiaini di senape)

La carne, tagliata a dadoni, andrebbe fatta marinare 12 ore nel vino con le spezie e la buccia d'arancia. L'ho marinata un quarto d'ora soltanto, ma valeva la pena.
Intanto ho messo in una pentola a parte, coperte d'acqua, la costa di sedano e le ossa. E ho "precotto" la cipolla per renderla più digeribile. L'ho affettata sottile, messa a freddo nella pentola a pressione con due cucchiai d'olio evo, girato pochi minuti su fuoco basso - non deve assolutamente colorare - ho bagnato con un mestolo del brodo di ossa, chiuso la pentola a pressione e fatto cuocere 10 minuti. (Gic, alla fine era come le cipolle della tua fantastica carne specchiata).
La carne, sgocciolata (vino e spezie vanno recuperati in un pentolino) e asciugata con cura, va fatta colorare in padella con altri due cucchiai di olio evo. Intanto si fa scaldare il vino e lo si usa per deglassare la padella.
A questo punto si aggiungono nella pentola a pressione la carne, le ossa, il vino, le spezie e un bel mestolo di brodo e si fa cuocere 40 minuti dal sibilo. Intanto il brodo si lascia a sobbollire e restringere piano piano. Quindi si fa scendere la pressione mettendo la pentola sotto un filo d'acqua fredda, la si apre e si aggiungono le carote affettate spesse, il brodo rimasto e il sale.
10 minuti di cottura.
Nuova e ultima apertura. Prima di aggiustare di sale resta da far restringere il sugo. O alzando semplicemente la fiamma o aggiungendo in pentola una fetta biscottata spalmata di senape. Nel secondo caso calcolate 4-5 minuti di cottura in modo da smorzare la senape.
E ora a tavola, senza litigare per il midollo!
Giurin giuretto, è più complicato da spiegare che da farsi e siccome l'uomo mugolava intingolerò di nuovo appena l'amico macellaio riuscirà a mettermi da parte i pezzi giusti.
Kat

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19 novembre 2007

Al posto dell'uvetta... pecorino!


La ricetta è di Tuki scovata da Gloricetta, solo che... sono decisamente in fase salata.
Eppoi saranno almeno 3 anni che voglio fare i panini col pecorino di Gennarino.
In riassunto, ecco cos'ho combinato prendendo spunto da entrambe le ricette:

Per 12 panini di zucca e pecorino:
200 g di puré di zucca = circa 500 g con buccia e semi
300 g di farina (100 di Manitoba e 200 di zero)
3 cucchiai d'olio evo
1 cucchiaino di zucchero
un cucchiaino di lievito di birra secco
mezzo vasetto (dello yogurt) di latte
70-80 g di pecorino grattugiato grosso
(semi di zucca)

Sono pigra ma non al punto di fare il copia/incolla dal post di Gloricetta ;-)
Mentre il forno si scaldava (180°), ho privato la zucca dei semi, l'ho sbucciata , tagliata a fette e adagiata su una teglia che ho sigillato con un foglio d' alluminio. E me la sono dimenticata in forno per 45 minuti.
A questo punto le fettuzze navigavano nella loro acqua. Le ho messe a scolare un po'.
Intanto ho fatto intiepidire (appena) il latte, l'ho zuccherato e l'ho usato per sciogliere il lievito. Ha iniziato a schiumare prima che avessi finito di passare la zucca.
A 200 g di passato ho aggiunto, nell'impastatrice, le farine, il formaggio e l'olio. Niente sale, ci pensa abbondantemente il formaggio. Ho fatto girare un attimo poi ho versato il latte/lievito e impastato ben bene. Sono stata fortunata, la zucca era umida al punto giusto e l'impasto è venuro appena colloso. L' ho messo in una ciotola coperta con una teletta bagnata. Il forno era ancora un po' tiepido quindi ne ho approfittato per mettere lì l'impasto a lievitare. 2 ore 30 , come da ricetta. Quindi, citando pari pari Gloricetta :" Trascorso questo tempo l'impasto risulterà bello gonfio. Abbassatelo con un cazzotto e senza troppo lavorarlo e fatene un salame".
Mi aspettavo un impasto mollacchio tipo ciabatta e invece era bello incordato quindi farne un salamotto è stato facilissimo. L'ho tranciato in 12 pezzi. Ho formato 12 pagnottine e le ho lasciate lievitare un ora.
Come indicato da Gloricetta ho infornato la teglia a 200° e subito abbassato il termostato a 180.
Li ho fatti cuocere 25 minuti, coprendoli alla fine perché tendevano a scurirsi troppo.
Una volta fatti ben raffreddare su una griglia li ho avvolti con carta forno. ma non so dire quanto si conservino. Sono stati divorati moooolto in fretta.
Kat

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18 novembre 2007

E' arrivato...

...il freddo!


E nei giorni scorsi, anche un po' di neve (ciao Canny ;-P)

E si raccolgono le foglie per fare il letto alle mucche.

Ma, i merli, trovano sempre qualcosa da mangiare.


Niente retorico vero? ;-) Remy

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17 novembre 2007

MEME DELL'ALBA - Remy 2

A volte, l'alba è dolce e luminosa, a volte più inquietante...


A volte, invece, ti stimola a provare il teleobbiettivo nuovo :-)

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16 novembre 2007

Una padellata di mele


No che non sono mele cotte! Lo so, lo so, laddove per i francesi le mele cotte sono uno dei dessert casalinghi preferiti e per i tedeschi addirittura un contorno, in Italia "sanno di ospedale". Queste però hanno il sapore di una Tatin senza pasta.
Semplicemente perché sono spadellate con burro, zucchero e vaniglia e vengono servite tiepide, anzi quasi calde. Magari con qualcosa di freddo, a scelta tra una pallina di gelato, un fiocchetto di panna montata o, come abbiamo fatto noi per solidarietà con Cat (siamo decisamente meno eroici di lui ma cerchiamo di tenerci) una cucchiaiata di yogurt greco.


Per "terminare" 4 delle mele che languivano in cantina nello scomparto delle urgenze abbiamo usato un cucchiaio di burro, due di zucchero scuro e una puntina di vaniglia in polvere (grazie Claudia) e una bella fiamma decisa perché si caramellassero un po'.
Mescolando mele e pere o semplicemente mele di famiglie diverse si ottiene una consistenza mista (fondente ad avvolgere quelle ancora un po' al dente) meno presentabile ma molto gradevole al palato.
Sempre che vi vada di provare a superare i pregiudizi nei confronti delle mele cotte ;-)
Kat

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15 novembre 2007

IL VINO DEI BLOGGER #12


In occasione della puntata di anniversario tocca a Loste scegliere il tema.
Noi, tendenzialmente, si beve pochino, ma di fronte ai passiti... si risponde ben volentieri all'appello. E si diffondono altrettanto volentieri Le regole:

Volutamente sono ammessi solo vini passiti o muffati; niente speciali e quindi liquorosi (lasciamo qualche tema anche per il futuro );
Qualsiasi uvaggio;
Nessun vincolo a provenienza geografica e a prezzi;
Qualsiasi denominazione;
Descrivere il vino e darne tutte le informazioni possibili;
Possono partecipare tutti coloro che ritengono di avere un vino da raccontare;
Non è finita dite come lo bevete: a seguire un dolce? Quale?. Con cioccolata vicina? Che tipo? Con un sigaro? La marca.

E poi raccontate a cosa pensate quando bevete, di cosa parlate con chi vi fa compagnia. Perché quello che è fondamentale, e che spesso rende un vino indimenticabile è: l'occasione.

Si pubblica tutti nella giornata del 22 novembre. A seguire la pubblicazione, si manda una mail a lacolica@hotmail.it con oggetto "il Vino dei blogger #12".


Noi ci saremo e abbiamo già la materia prima (al momento ancora vestita :-) e voi ?

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14 novembre 2007

Sella di coniglio alle prugne - Patt non leggere

Tendenzialmente evito di comprare pollo e coniglio già porzionati. Un po' perché leggo l'etichetta del prezzo e molto perché è un impronta di famiglia alla quale in fondo tengo parecchio. Il pollo è un pollo, il coniglio un coniglio, magari a pezzi ma avvolto tutto insieme nella carta e non corredato da 6 - 8 vaschette di polistirolo che andranno a moltiplicare all'infinito il volume dei rifiuti.
Ovvio che se ho proprio fretta e soprattutto quando so che i giorni successivi non avrò tempo ne di cucinare le parti restanti, fegato compreso, ne di congelarle, finisco - seppur a malincuore- con l'acquistare due cosce confezionate.

Era una volta da coniglio intero. Il paté di fegato (ricetta della nonna) lo racconterò in altra occasione. Le cosce al cartoccio già le conoscete. Il macellaio, bravo ragazzo, aveva lasciato la sella intera. L'ho liberata dal grasso, lavata e asciugata con cura quindi farcita con prugne secche snocciolate e una bella fetta di pancetta lasciata intera. Dopo averla legata ben stretta a mo' di arrosto l'ho fatta dorare su tutti i lati in tre cucchiai d'olio evo quindi l' ho bagnata con un bicchierino di Porto che ho fatto evaporare.
Ho aggiunto in pentola una foglia d'alloro, un cucchaio di senape (che oltre ad insaporire lega il sugo meglio della farina) e una tazza di brodo di coniglio tenuto da parte dopo aver fatto il tonno di coniglio con i rimanenti pezzi. Chi ama le pietanze salate, aggiungerà sale a piacere. A me basta e avanza quello della pancetta, della senape e del brodo.
In pentola a pressione cuoce in 20 minuti.
Unica difficoltà, al momento di servire. Mica facile da tranciare, sta sella!
Berso, interpellato, conferma quanto temevo... prima di farcirla dovevo... disossarla.
Bastava leggere il fantastico post di Lory che però non era stato ancora postato ;-)

Riassumendo gli ingredienti, per quattro piccole porzioni servono :
- una bella sella di coniglio
- 10-12 prugne secche snocciolate
- una fetta di pancetta
- una foglia d'alloro
- (un cucchiaio di senape)
- un bicchierino di Porto (o Marsala, ma risulterà un pochino meno delicato)
- una tazza di brodo (magari di coniglio)

Tonno di coniglio

Riassumendo le diverse destinazioni del coniglio :
- paté di fegato, 4 porzioncine
- tonno di coniglio 4 porzioni
- cosce al cartoccio, 2 belle porzioni
- sella farcita, 4 porzioncine

Ovvio che a mangiar coniglio ad ogni pié sospinto ci si stufa ma a salvarci dalla monotonia c'è sempre San Frizer.
Kat

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13 novembre 2007

Sensale di matrimoni

Rispondendo parzialmente al quesito di Imma/Caffeine for two su come nascono le nostre ricette...
Se ci frequentate da un po', avrete capito che mi piace soprattutto sposare tra di loro le ricette altrui. Eppoi, ovviamente, organizzare tradimenti. Sennò che gusto c'è ? ;-)
Per fare il risotto con la zucca questa volta non ho seguito la bella ricetta di Chefblog (la prossima volta però gli copio la presentazione). Avevo in frigo una tazza di puré di zucca Hokkaido decisamente saporita che non necessitava particolari sottolineature. Però... alla fine, anziché col burro, ho mantecato il riso con tre cucchiai di "sferzata".
E lo rifarò di sicuro!
Avrei volentieri organizzato un incontro con il radicchio caramellato di Viviana ma il radicchio si è reso momentaneamente indisponibile.
Non paga, ho provato l'abbinamento, incontrato in decine di ricette degli uni e degli altri, con la pancetta croccante
Però, in casa avevo "solo" ... capocollo iberico (grazie Canny, grazie grazie grazie! Lo so che tu mi perdonerai questo uso criminoso ma davvero libidinoso).
Sono passati alcuni giorni ma qui ancora si geme.
Kat

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12 novembre 2007

Feijofarroada

Il farro (in teoria) era garfagnino, i fagioli Bayo (AltroMercato) equadoregni e il peperoncino calabrese (Grazie CoCò). La ricetta, magica sferzata compresa, è di Chefblog. Ho semplicemente sostituito il farro, cotto a parte, alla pasta.
E non mi pento.

Per due piccole porzioni servono:
- 100 g di fagioli ammollati 12 ore quindi cotti 10 minuti in pentola a pressione
(di più se più grandi, i Bayo sono mini)
ai quali ho aggiunto
- uno scalogno

- una costa di sedano con le sue foglie

- una piccola carota

- mezzo pomodoro molto maturo

- una piccola patata
Visto che già erano in pentola a pressione, l'ho messa di nuovo sul fuoco 15 minuti.
Intanto ho fatto lessare a parte per 10 minuti:
100 g di farro parboiled
Poi, sempre seguendo la ricetta di Chefblog, ho raccolto dalla pentola con la schiumarola le verdure e buona parte dei fagioli, ho invece versato in pentola il farro e, mentre finiva di cuocere piano piano nel brodo di fagioli, ho passato le verdure che sono tornate in pentola anche loro.
Infine, una volta nel piatto, ho "dato una sferzata" e inaugurato il peperoncino silano.
E son contenta.
Kat

Anch'io!
Remy

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11 novembre 2007

Per far sorridere Patt


Il cartello al quale daremmo volentieri il premio per la comunicazione.
Fotografato a Sarzana nell'Ottobre 2007 (cliccare sulla foto per ingrandirla).
Kat e Remy

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10 novembre 2007

Uffa!


Abbiamo aspettato a postare perchè volevamo farvi vedere la prima nevicata di questa stagione ma, ecco tutta la neve che ci ha portato la notte :-(
Ieri la bufera la portava fino in città, facendoci ben sperare ma... è rimasta lassù.
Remy

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09 novembre 2007

Un regalo spinoso


Giorni fa, a mia cognata hanno regalato due chayote (bot: sechium edule) - zucchette di origine messicana molto comuni nelle Antille, anche sotto il nome di chouchou o di christophine, che a quanto pare hanno accettato di crescere anche sulla collina al sole sopra Aosta - e lei ... le ha regalate a noi. Dopo averle lasciare languire un po' in frigo - per fortuna hanno la buccia spessa e si conservano molto meglio delle nostre zucchine - ho infilato i guanti, le ho sbucciate, tagliate a tocchi e fatte saltare in padella con olio evo e sale alle erbe.
Il sapore è a metà strada tra una zucchina molto dolce e il cuore di carciofo e la consistenza è piacevolmente soda, quasi croccante. Eccole sistemate ;-)


Kat

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08 novembre 2007

La risposta è...

...unica :-)

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Quante patate vedete?

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07 novembre 2007

Coniglio al cartoccio - Patt non leggere

Ancora una cottura lenta lenta ma il forno fa tutto da solo.
La ricetta è della mamma di Gracianne ma l'ho trovata un po' più tardi da Elvira . A queste due bloggers di lingua francese (anche portoghese per Elvira) mi legano molte affinità e un grande affetto, anche se non riesco più a passare da loro ogni giorno. Quando ci riesco però, scovo sempre cose succulente, come queste Cosce di Coniglio al cartoccio (che in francese si chiama simpaticamente papillotte).

Per ogni porzione
Una coscia o altro pezzo grande di coniglio
una fettina di pancetta,magari affumicata
olio evo (o burro, come nella ricetta d'origine)
aglio
alloro
timo o santoreggia o altra aromatica gradita
sale e pepe
carta stagnola solida o doppia

Massaggiare i pezzi di coniglio con olio evo.
Disporre una fettina di pancetta e un pezzo di coniglio su un foglio di stagnola, aggiungere qualche scheggia d'aglio e le erbe aromatiche preferite, salare e pepare a piacere ricordandosi che la pancetta è già parecchio salata di suo. Richiudere ermeticamente i cartocci. Mettere in una teglia a forno freddo e lasciar cuocere a 160° per circa 1 ora 30. Se le cosce sono grandi, ci stanno bene anche 10 minuti in più.
Aprire il cartoccio con prudenza, il vapore scotta di brutto, e gustare con patate al forno e insalata verde.
Io non ho avuto occasione di assaggiare perché avevamo spazzolato tutto ma Gracianne suggerisce di tenere da parte qualche porzione da gustare l'indomani, fredde, con il sughetto rappreso a mo' di gelatina.
Kat

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06 novembre 2007

Orsi, ruvidi, lunatici e stralunati


Così siamo noi Scribacchini. Ce lo diciamo da soli sperando che in realtà non capiti a nessuno di pensarlo davvero ;-)

Orsi perché non ci va quasi mai di scendere dai nostri boschi per partecipare agli happenings della foodbloggosfera italiana.
Ruvidi perché quando abbiamo qualcosa da dire raramente lo infiocchettiamo. Al massimo arriva corredato da una gran quantità di pelo di gatto =^.^=
Lunatici perché, perdono perdono perdoooooonoo, non ci va di "scambiare links". Siamo un po' all'antica e preferiamo di gran lunga andare a conoscere i blogs di chi passa da noi (sia attraverso il link automatico dei commenti che tramite i links riportati dalle statistiche), oppure incontrarli gironzolando, frequentarli assiduamente e scoprire quanto ci sono o meno affini e poi, con calma, linkarli.
Mica bello dover poi decidere di slinkare qualcuno che scopri non avere decisamente nulla a che fare con la tua sfera di valori.
Stralunati perché, a Belluno come ad Aosta, siamo cinquantenni molto affaticati da ritmi di lavoro che, maledizione, ci lasciano pochissimo tempo per le attività precedentemente elencate.


E quando saremo ancora più vecchi e magari pensionati, probabilmente avremo ancora meno tempo per bloggare perché saremo sempre in giro a raccogliere funghi e fiorellini, salvare animali selvatici e domestici e tingerci le mani di rosso birmano.
O no?

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Per le Collezioni di Placida Signora


I Libri di Cucina di Kat
qualcuno in doppia fila dietro altri libri oppure dietro ai liquori "da cucina"
(magari cliccando sulla foto, qualche titolo si legge pure ;-)
I "saggi" sull'argomento si sentivano in po' allo stretto e, di conseguenza, abitano nella libreria "vera"

e....

I Bicchieri da Birra del paparino di Patt:
(foto by Il Silenzioso)


panoramica

a sinistra

a destra


e per finire, i piccolini.

(Quelli nascosti nelle file dietro, la prossima volta! ;-)

Ciao Mitì, grazie per la bella idea! :-)

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05 novembre 2007

Tortine single


Una premessa: quello che noi francesi chiamiamo tarte non è una torta ma una crostata.
Per i francesi, torta = gateau, tarte aux pommes = crostata di mele, tarte fine = crostata sottile con velo di crema sotto la frutta.
Sicché le mini tartes fines aux pommes che vi propongo, qui in Italia diventano (sottili) crostatine.
Ho adottato e adattato una ricetta dell'edizione del settembre 2006 della rivista Cuisine actuelle (Sablés géants pomme-vanille) che richiede 300 g di pasta sablée. Quella l'ho presa dal libro di Dephine de Montalier. L'edizione italiana è di Guido Tommasi.


per 4 crostatine :
300 g di pasta sablée (vedi scheda a seguire)
due mele (magari Jonagold, per le torte queste figlie di Golden e Gala sono davvero ottime)
1 tuorlo d'uovo
6 cucchiai di zucchero
un pizzico di vanillina o, meglio, vaniglia a polvere o estratto di vaniglia
burro

Dividete l'impasto in quattro, stendetelo e dategli una forma tonda, eventualmente con un piattino a far da sagoma. Disponete i 4 dischi sulla placca del forno coperta di carta forno e mettete in frigo mentre preparate gli altri ingredienti.
Accendete il forno su 180°. Mescolate 4 cucchiai di zucchero e la vaniglia o vanillina. Sbucciate le mele, togliete il cuore, tagliatele a fettine sottili e mescolatele delicatamente nello zucchero vaniglinato.
Sbattete il tuorlo con le restanti due cucchiaiate di zucchero e spennellate equamente le crostatine. Disponete sopra, il più regolarmente possibile, le mele fino a un centimetro dal bordo. Ora spennellate di burro fuso, oppure disponete fiocchetti di burro qua e là, e infornate per una ventina di minuti.
Se fossero ancora troppo pallide mettete due minuti sotto al grill ma senza perderle d'occhio. Ebbene si, quella della foto si è abbronzata in pelino troppo sui bordi:-(
Gustatele tiepide, magari con una pallina di gelato alla vaniglia adagiata nel bel mezzo.
Kat

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Pasta sablée

La ricetta è tratta e tradotta dal libro di Delphine de Montalier "Tartes Maison", edizione francese Marabout. Qui, l'edizione italiana.
Questa pasta per crostate dolci si presenta sabbiosa sia in fase di lavorazione che di ... degustazione:


Le dosi indicate bastano per una crostata grande o 6 tartelette o
4 crostatine individuali.
N.B. : Quando faccio doppia dose della sablée di Delphine metto un uovo solo e viene benone. E con "Promises like pie crust" di Carla Bruni in sottofondo, meglio ancora ;-)

170 g di farina 00
5 g di sale
115 g di burro morbido tagliato a dadini
40 g di zucchero ( fine o, meglio, a velo)
1 uovo
1/2 bustina di vanillina (dice lei) o un cucchiaino di estratto naturale di vaniglia ( dico io)

A mano si inizia mescolando zucchero, vanillina, farina e sale, disponendoli quindi a fontana e ponendo in centro l'uovo sbattuto e il burro. Quindi si impasta per incorporare questi ultimi . Meno lavorerete questo impasto meglio è, quindi appena possibile fatene una palla , schiacciatela, avvolgetela con la pellicola e mettetela a riposare in frigo almeno un'ora ma andranno benone anche 24 , se così vi fa più comodo.
Nel robot metterete invece nell'ordine: burro, zucchero , vanillina, sale e farina e, per finire, l'uovo. Otterrete delle briciolone che basterà appallottolare a mano, sempre lavorando il meno possibile. Via in frigo a rassodarsi.

Anche se bella fredda e soda, a mio parere, la sablée è più facile da stendere a mano. A meno di infarinare il mattarello ogni due secondi o di avere quelloamericanodiplastica chedentrocipuoianchemettereicubettidighiaccio cheiocel'homamicamiricordodiusarlo.
Per formati individuali spalmo la palla di pasta direttamente sulla carta del burro poi spatascio sulla teglia con una manata. Tolgo la mano, stacco la carta e... metto la teglia in frigo. Tutti gli impasti burrosi traggono beneficio dal riposare al freddo fino al momento di guarnirli e infornarli.
Se la carta non viene via metto in frigo anche lei. Dall'impasto freddo si stacca come per magia.


Ehm, la macchina fotografica di Remy inizia a preoccuparmi, poco ci manca che si vedano pure le impronte digitali...!

Per i (molti) giorni in cui manca il tempo ma non la voglia, preparo impasti già stesi che surgelo. Li stendo direttamente sulla carta forno che poi chiudo come una busta e, quando sono solidificati, li stratifico in un sacchetto o una scatola di plastica e le ripongo in congelatore per massimo 3-4 mesi.
Meglio non dimenticare di etichettare. Vurìa mai mi capitasse di fare la crostata di mele con ...quella buonissima frolla al parmigiano...
Kat

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