31 dicembre 2006

Festa si...


...botti no! Per loro

Buon Anno a tutti, ma proprio tutti-tutti!
Gli Scribacchini

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30 dicembre 2006

Che bel regalo!


La Terry ha provato la nostra ricetta dei suoi muffins.
Errore di grammatica? E, invece ...
Ci ha persino mandato le foto!

Vècia, siamo appena tornati dalla Francia ... servono altre munizioni? :-)
Kat e Remy

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Gironzolando in cdc


Chi, in questi giorni, non è in cerca di un'idea mangereccia, di un piatto per il cenone?
Quelli che cenano fuori casa! Ma quanti esplorano siti di cucina e blog?
Parecchi, dicono le statistiche. Tra i tanti anche noi e, girovagando nel nostro archivio alla ricerca di un'ispirazione, ci è venuta voglia di giocare.
Abbiamo provato ad immaginare un menù per capodanno, senza usare ingredienti esotici e senza ricette dal nome impronunciabile.

Si potrebbe cominciare con un'insalata di mela e sedano rapa
Due ravioli ripieni di lenticchie (non bisogna credere alla scaramanzia ma non si sa mai)
Una fetta di rotolo di pollo alle prugne
Si finisce con un semifreddo di zabaione e amaretti.

Kat e Remy
P.S. Le rose di Natale (che Cat chiamerebbe Elleboro) le abbiamo fotografate proprio il giorno di Natale nel giardino della mamma di Kat.
P.P.S. Patt, adesso tocca a te. Canederli?

No no no! Niente canederli, e chi ha tempo? ;-)
A gentile richiesta del pargolàme, quest'anno ci produrremo in cibarie collaudatissime e last minute! Polenta e lugànega, e schiz. Più contorni vari da decidere all'ultimo momento. Se proprio ci fosse l'estro, magari anche un pandoro farcito.
Venite?
Patt, ortoNando e Silenzioso

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29 dicembre 2006

MEME - Le Stagioni del Fiume - BL Dicembre



Piave: stessa inquadratura dell'altra volta, ma in un freddo mattino di fine dicembre.

Patt

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28 dicembre 2006

Cenetta Ikea style

Capitasse mai di andare all'Ikea e tornare a casa sfatti e affamati ma provvisti di scatolette di aringhe ... ecco come condiamo noi l'insalata che le accompagna e mitiga la loro straniante dolcezza:
(per 4 persone )
1 cucchiaio di moutarde à l'ancienne (senape con semini visibili)
4 cucchiai di yogurt di latte intero (non dolcificato)
1 o 2 cucchiai di olio evo
sale alle erbe

Emulsionare con cura e condire all'ultimo momento.
Per il pane di segale, seguite questa pista ... oppure questa ... o questa ...
Kat e Remy

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27 dicembre 2006

Questo ...

... l'ho fatto io,

... questo no,

ma ce li siamo pappati entrambi! E prima? Diamine, ero occupata a mangiare, chi aveva tempo per le foto? ;-)

Patt

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26 dicembre 2006

una SORPRESA per la comare


Una teiera cicciotta, due biscotti fatti in casa, una zuccheriera.
E noi due sedute a tavola che ciacoliamo mentre facciamo merenda.
Questo è il riassunto della nostra amicizia, il calore che sprigiona, il bene che ti vogliamo io ed Alberto.
Buon compleanno, vècia (in senso figurato).
Non serve che mi firmi, vero? ;-)))


E noi Scribacchini cosa possiamo aggiungere, a parte una montagna di auguri e baci ? Che il tuo regalo di compleanno si metterà in viaggio a breve, chissà che riesca ad arrivare prima della Befana... Nel frattempo, piazziamo spudoratamente i nostri dolcetti accanto ai biscotti della comare ispanica.

Per 18 madeleines al cioccolato (formato grande, di quelle piccole ne vengono una trentina)
2 uova grandi
90 g di zucchero
1 cucchiaio di miele
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 cucchiaio di arancia candita
60 g di farina
15 g di cacao amaro
1 cucchiaino di lievito
100 g di burro fuso

Trita l'arancia candita nel mixer con un po' di farina in modo che venga fine fine.
Setaccia tutti insieme farina, lievito e cacao.
Sbatti le uova con lo zucchero finché non sono belle pallide e spumose. Aggiungi la scorza d'arancia e l'estratto di vaniglia e mescola bene. Continuando a sbattere, incorpora il miele quindi la miscela farina/cacao e infine, poco per volta, il burro fuso.
Lascia riposare un'ora al fresco. Questo riposo è tassativo.
Imburra le teglie. Anche se sono di silicone. Metti un cucchiaio scarso di pasta nelle formine(un cucchiaino per il formato piccolo) e non perdere tempo a livellare. Col calore del forno l'impasto si modella da solo nelle formine.
Forno già caldo- 180°- una decina di minuti per il formato grande. Circa 8 per quello piccolo.

Ricetta di Pascal Niau, all'epoca capo pasticciere da Dalloyau a Parigi, trovata da Kat tra le schede di Elle Francia qualche anno fa e dimezzata. La dose intera prevede 5 uova di taglia normale.

Buon compleanno, Graziella! Ti vogliamo bene.

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25 dicembre 2006

Buon compleanno Antonella

Ebbene si, la mamma di Zora è una Gesù bambina.


Tra le nostre barzellette preferite spicca la storia di Maria che piange e piange e piange seduta in mezzo al presepe e Giuseppe che non riesce a consolarla.
Per tentare di distrarla, le indica le pecorelle...
E Maria piange.
I pastori e gli zampognari...
E Maria piange.
Il bue e l'asinello...
E Maria piange.
Gli angeli nel cielo...
E Maria piange.
La stella cometa...
E Maria piange.
La bellezza di suo figlio...
E Maria piange.
Maria piange sempre più forte, singhiozza e si dispera.
Finché Giuseppe si spazientisce.
- Ma, Santo Cielo, perchè piangi, Maria?
- FEMMINA LA VOLEVO!

Che questo compleanno in famiglia, con Zora al tuo fianco, ti sia dolce, Anto.
Mille auguri e baci

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24 dicembre 2006

Un giorno ...


"Un giorno, quando guardando dalla finestra non vedrò più guerre, prenderò un albero e lo vestirò di stelle, e quel giorno sarà Natale", scrive Fiordizucca.

Venga Natale. Venga presto.

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23 dicembre 2006

Decorazioni Natalizie






A Belluno si chiama brosa. Ad Aosta dzevro.

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22 dicembre 2006

In risposta a mARTa

che, a proposito degli ingredienti del mecoulen , ci chiedeva: " è proprio necessaria la panna? oppure: a cosa serve la panna nell'equilibrio degli ingredienti così da voi architettati?"

Ecco, questo è senza panna (dimenticata) e, per cercare di compensare la scarsezza di liquidi, al mattino, abbiamo aggiunto il rum dell'uvetta, dimenticando così di infarinarla :-(
I colleghi di entrambi ringraziano, quindi noi pubblichiamo.
Kat e Remy

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21 dicembre 2006

Cosa vedo dall'ufficio

Nuovo lavoro, nuovo panorama.
Per essere sincera, dalla scrivania la finestra la vedo solo di sbriscio, e fuori non c'è altro che il muro della rampa di accesso, ma più su, dall'ingresso, questo è quel che si vede! :-)
(Oh: in realtà le montagne non sono così lontane come sembrano, sono io che non so scattare come si deve!!!)




Patt

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Our first Christmas pudding


E' arrivato! Il nostro pacchetto della felicità è qua! E dentro al pacchetto, spedito da Marinella che attualmente risiede a Dublino che ringraziamo di tutto cuore (ma poi ci vendicheremo, sta pur certa che ci vendicheremo ;-) c'era anche... il nostro primo Christmas pudding.
Con tanto di brandy butter e un sacco di altre buonezze assortite.
Ancora mille grazie e auguri e baci.
E ancora grazie a Fiordizucca per la bella idea e per averci messi in contatto.
Merry Christmas.
Kat e Remy

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20 dicembre 2006

Cappuccino verde

Tra la cena del corso di yoga, quella con i colleghi, gli auguri della direzione, le prove per i menù delle feste, che ne dite di un po' di sollievo gastrico?
E allora crema di broccoli, un po' densa, in modo che risulti cremosa.
Siccome però siamo comunque in atmosfera festaiola e il frigo collabora, al posto del filo d'olio evo, non ci sta niente male un ghirigoro di panna liquida o, lussuria lussuriosa, un ciuffetto di panna montata salata. Mai assaggiata? Con due cucchiaini di nocciole tostate tritate grosse, poi...!
Kat

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19 dicembre 2006

Pensando a Capodanno

Tendenzialmente non siamo superstiziosi, però un po' di soldini in più non guasterebbero, eppoi le lenticchie ci piacciono un sacco, eppoi vorremmo evitare di rifare i ravioli dell'anno scorso, eppoi cerchiamo soluzioni per evitare i latticini (quindi non solo panna e mascarpone ma anche la bechamel) eppoi - per le feste - ci piacciono i primi che si possono preparare in anticipo e assemblare all'ultimo, eppoi cerchiamo suggerimenti per migliorare il risultato, soprattutto nella presentazione, del sapore dobbiamo poco umilmente ammettere di essere soddisfatti.

Lenticchie in tasca per 4 persone :

Per la pasta: 1 uovo e 100 g di farina 0
Per il ripieno: 100 g di lenticchie (di Castelluccio o altre, purché piccoline)
1 scalogno, un gambo di sedano e una foglia d'alloro per il loro brodo di cottura
Per condire : 150 g di sedano rapa (pesato già mondato)
50 g di lardo (a parte il Colonnata, dal sapore troppo presente per questo tipo di preparazione, scegliete quello che vi garba di più)
brodo vegetale

Abbiamo lavato le lenticchie che abbiamo messo in pentola con acqua fredda non salata. Abbiamo salato a fine cottura, lasciandole morbide ma non sfatte. Abbiamo quindi tolto gli odori.

Intanto abbiamo lessato nel brodo vegetale il sedano rapa. Mentre cuoceva abbiamo tagliato a dadini anche il lardo e l'abbiamo mixato. Abbiamo quindi passato il sedano rapa col passaverdure (è più noioso del mixer ad immersione, che useremo in seguito, ma necessario per trattenere eventuali fibre). Abbiamo unito lardo e puré di sedano e iniziato a frullare aggiungendo brodo poco per volta fino ad ottenere una spuma. Abbiamo regolato di sale e mescolato 3 cucchiai di spuma lardosedanosa alle lenticchie.

La pasta, tirata a sfoglia sottile , è stata tagliata a riquadri di circa 12 x 12 cm (cuocendo cresceranno parecchio) e cotta 3-4 minuti, pochi fogli per volta in una pentola larga. I quadrotti, ripescati con la schiumarola, vengono adagiati su un telo (che non sappia di detersivo), quindi farcito con :
- un velo di spuma lardosedanosa
- due cucchiai di lenticchie
e ripiegati a busta.
A questo punto sorgono i dubbi. Chiudere anche il quarto lembo?

Accavallare in una pirofila, a mo' di crèpes farcite e irrorare con la salsina prima di infornare?
Far scaldare/gratinare sulla placca del forno e servire sulla salsina, ovviamente scaldata e fatta spumeggiare con un ulteriore mixata, versata a specchio sui piatti, caldi pure loro?
Suggerimenti? Osate pure gli alimenti che noi vogliamo evitare. Se non servono a noi , potrebbero ispirare altri.
Kat e Remy

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A bocca aperta


Qualche tempo fa, con un'amica conosciuta sul forum di Gennarino, avevamo concordato uno scambio di prigionieri: Stollen contro Fontina.
Ieri ci è arrivato il pacco ed è tutto, sottolineo tutto, fatto dalle sue sante manine, decorazioni e confezioni comprese! :-O
Claudia sei grande!
Kat e Remy
P.S.: Siccome, questi ce li mangiamo noi (già cominciato) possiamo sperare di trovare le ricette su Gennarino.org?

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18 dicembre 2006

Strudel ai carciofi

Suggerito da Berso, sarà probabilmente il nostro antipasto di Natale, magari in formato monoporzione. Tanto, dalla mia mamma, d'inverno, senza carciofi mica posso andare.
L'impasto è quello dell'Artusi. Lo trovate al n. 559 di qualsiasi edizione, oppure qui. Si lascia stendere docilmente col mattarello, quindi niente scuse, non vale assolutamente la pena usare una sfoglia già pronta che è grassissima, stucchevole e ammazza la delicatezza dei carciofi, oh!!!
Una volta stesa sottile sottile su un telo o una tovaglia (che non profumi di detersivo ;-) si spennella d'olio evo, si copre di uno strato sottile di parmigiano grattugiato, lasciando liberi 5 cm tutto attorno. Sopra al parmigiano si distribuiscono 4-5 carciofi (secondo pezzatura) tagliati a fette sottili e saltati in padella con due cucchiai di pancetta tritata (non troppo fine, sennò quando si mette a rosolare si appallottola) oppure un po' di speck tagliato a listarelle.
Con l'aiuto del telo, si fa il solito salamotto, si spennella nuovamente d'olio e si cuoce in forno già bello caldo per una ventina di minuti.
Siccome, ritagliando la saldatura ai due lati del salamotto, abbiamo avanzato parecchia pasta, abbiamo fatto anche uno strudelino ripieno di formaggio e nocciole tritate. Molto gustoso ma un po' asciutto. Magari riproviamo con due cucchiai di ricotta ad ammorbidire il ripieno.
Ciomp!
Kat

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17 dicembre 2006

Scapigliatura



Per Cat, solo per Cat, un pero come non se ne vedono più dalle sue parti.
Remy

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16 dicembre 2006

L'assistente ha detto si!


Eccerto, anche qui abbiamo un assistente!
Per quel che riguarda la cucina, giudice supremo e insindacabile è Tigre.
Visto che non sono riuscita a fare una foto "ferma" perché il suo testone vibrava tutto nello slurpamento, deduco che abbia approvato!
Per la ricetta (bbbooona), passate da Cyb!
Patt

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15 dicembre 2006

MEME DEL RIGATTIERE - La potse dell'amico Rodzo

Questa vecchia potse, o pala scrematrice, mi è stata prestata da Carlo. Per noi valdostani, di nascita o d'importazione, è un oggetto importante. Chi non ne ha una vera ne possiede almeno una in miniatura, comprata alla Fiera di Sant'Orso. Io la tengo nel barattolo del sale grosso.
Colgo l'occasione per rispondere ad un quesito di Gic, grande cuoco e amante dei nostri monti.
Dice Gic, commentando un post sulla Fonduta:
"Siccome che son curioso, questa storia della Fonduta - Cibo per turisti, la dobbiamo approfondire... Il mezzo ferrarese sostiene che la Fontina, una volta prodotta solo in alpeggio, era usata come merce di scambio, immagino col fondovalle più ricco, per quanto possa essere ricca (qui lo dico col massimo rispetto...) una regione di montagna. E qui, nel fondovalle, la Fontina viene usata per cucinare. Non sto a dire cosa, non è questo il punto. Ma siccome siamo in montagna (dignitosamente povera, sempre col massimo rispetto) si fa in modo di aggiungere alla fontina altri ingredienti, per riempire la panza. Verza e, sopratutto, pane. Qui, con la Valpellenentse (o Seuppa i plat, come dicono i mezzi ferraresi!) si fa uso di fontina al di fuori della mera sussistenza (lo scambio economico...); possibile che a nessun valligiano, mai, sia venuto in mente, prima che arrivassero i turisti, di farsi una Fonduta?"

Temo di no, così come ai montanari svizzeri non sarebbe venuto in mente di fare una raclette e ai montanari savoiardi una tartiflette, prima dell'avvento delle stazioni sciistiche. Lo "spreco" di formaggio occasionato da questi piatti non fa decisamente parte della tradizione alpina. Qui, per quanto nessuno lo ammetta, credo che nessuno si stupisca che la fonduta l'abbiano inventata i cuochi dei nobili piemontesi.
Quanto alla Fontina, provo a buttare giù quello che mi hanno insegnato, negli anni, amici casari, allevatori e tecnici del settore:

La Fontina, una volta, si faceva solo in alpeggio perchè solo in alpeggio il numero delle vacche, mandrie diverse monticate tutte nella stessa malga, consentiva di avere due volte al giorno latte a sufficenza per un formaggio che non si può fare con latte munto ore prima. O è fresco o la Fontina non viene. Non c'è tecnologia moderna che tenga, non viene e basta. Negli alpeggi più piccoli, valle di Gressoney e Champorcher e nelle stalle di fondovalle si faceva e si fa tutt'ora, il fromadzo, ovvero formaggio, una toma più o meno magra, secondo la cura apportata a scremare il latte. Quello tollera benissimo di essere fatto col latte di due o più mungiture.
Con la panna si faceva ovviamente il burro. Burro e Fontina venivano venduti per potersi comprare provviste, stoffa per gli abiti, zoccoli ecc.(pochissimi ecc. un mio vicino ora 70 enne andava a scuola con le scarpe solo se si era alzato prima del fratello).
Lo scambio non avveniva tra zona alta e zona bassa. Chi possiede gli alpeggi (ebbene si la montagna appartiene a qualcuno, anzi a molti, una fetta per uno ;-) chi possiede gli alpeggi vi sale, con le mucche "affittate"a chi non possiede alpeggi, come vi saliva un tempo, ovvero 100 giorni l'anno - anzi, meno perché la monticazione prevede due tappe, una a quota intermedia e una in alto, ai limiti della vegetazione, dove si sale dopo il 14 luglio per circa un mese, per poi ridiscendere a quota intermedia e rientrare poi nelle stalle di pianura a metà settembre.
Ne scende ora come allora con la Fontina prodotta lassù. Ora come allora i giorni di maturazione sono 90. Per questo la Fontina "di Natale" è quella migliore. Nasce dal pascolo di giugno, erba giovane e fiori.
Lo scambio avveniva, come ancora avviene, tra conduttori d'alpeggio e commercianti, chi ha le mucche e le braccia e chi ha denaro liquido. Per un intera stagione d'alpeggio, un ragazzino impiegato come tuttofare -14 ore di lavoro al minino- riceveva, alla fine degli anni 30, mezza forma di Fontina (e un sacco di botte). La prima veniva venduta senza manco assaggiarla.
Anche se il mondo è cambiato molto e molti alpeggi hanno ora l'energia elettrica e l'acqua corrente e lenzuola pulite nei letti, viviamo ancora vicini alla cultura della Fontina, in piena civiltà della mucca, come dice qualcuno.
Ancora oggi l'azienda dove lavoro paga l'affitto annuale di un terreno, precedentemente adibito a pascolo, in base al prezzo della Fontina. Così ha voluto il proprietario. O così o di affittarci quel terreno per piazzarci un traliccio non se ne parlava.
Kat

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La fonduta da esportazione

C'ho un bel coraggio, io!
Per venire a postare una realizzazione di Fonduta Valdostana in casa Cuochi di Carta ce ne vuole! Ma sono confortato, e certo della Vostra approvazione, dal fatto di disporre di materia prima sceltissima. Il che, considerato che vivo a 1.500 km dal luogo di produzione non è cosa da poco, non credete?
E' una Fontina di alpeggio, delicatissima e burrosa, con scalzo basso, crosta fresca, sottile e biondo-rossiccia; compatta ma con leggere occhiature inegualmente distribuite. Ha viaggiato, ma è sopravvissuta degnamente.
Ne ho prelevato 200 grammi e li ho messi in infusione con 250 ml di buon latte intero. 5 ore a temperatura ambiente, l'ho lasciata. Poi ho preso una retina da fuoco, c'ho messo sopra un tegame di coccio e dentro la Fontina sgocciolata, qualche cucchiaio di latte dell'infusione, una grossa noce di burro fresco (50 gr), due tuorli d'uovo e una presina di sale. Acceso il fuoco piccolo, che ho mantenuto bassissimo per tutto il tempo della cottura, ho cominciato a rimestare con una palettina di legno, non smettendo mai, fino alla fine. Non ci vuol molto tempo; in quindici minuti è pronta e non l'ho fatta superare i 60°C.


Ho impiattato in terrine riscaldate, c'ho steso sopra una spolverata di pepe nero direttamente dal mulinello e aggiunto un paio di crostini dadolati di pane raffermo bruschettato a calore forte.
Ho goduto.
Leggerissima, consistenza cremosa; il formaggio era scomparso, c'era solo sapore. Non ho fatto miracoli col vino, ma vi assicuro che c'ho bevuto roba buona!
Ultima cosa: il tartufo. Non ne avevo, ovviamente. Ma non ne avevano certamente neppure i valligiani. Per cui dichiaro ufficialmente che tartufo non ce ne va, nella Fonduta Valdostana. Forse nella nebbiosa Langa, forse nelle celebrate tavole dei ristoratori piemontesi lo si usa. Ma è un accostamento che la Fontina, pura espressione dell'Alta Valle, non merita!
Gic

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14 dicembre 2006

Calamarata tre


Ingredienti per 2 persone:
200 g di pasta Calamari
6 piccoli calamari
uno scalogno (la cipolla dei single o delle coppie senza figli ;-)
buccia d'arancia non trattata
brodo vegetale in polvere (noi, causa intolleranze usiamo quello privo di lieviti - Rapunzel o Baule volante)

Nel caso non si fosse capito, attraversiamo una fase "buccia d'arancia non trattata".
Anche i calamari, ultimamente, sono ospiti frequenti di questa casa. Si vede che per alcuni, certi cibi sono come le fiabe. Finché non li hai esplorati a fondo, hai bisogno di rileggerli ;-)
Questa volta però, complici ritmi di lavoro un po' sgangherati, siamo riusciti a rimanere senza fumetto di pesce.
Così, mentre uno dei due (a caso, sempre a caso ;-) puliva i calamari, l'altro ha affettato e fatto appassire piano piano in olio evo uno scalogno. Ha poi sbollentato una strisciolina di buccia d'arancia, l'ha tagliata a julienne e aggiunta in padella.
Quando mancavano 4 minuti alla cottura della pasta (se della Voiello, quel formato richiede 16 minuti di cottura) abbiamo aggiunto in padella i calamari tagliati ad anelli e i loro ciuffetti per tre minuti di cottura. Abbiamo insaporito con un cucchiaino di brodo vegetale e fatto saltare un ultimo minuto assieme alla pasta e due cucchiai di acqua di cottura. E lo rifaremo.
Kat e Remy

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13 dicembre 2006

Per festeggiare Lucia e salutare la luce

Mrs bee speriamo ci perdoni (pensando a lei volevamo mettere in forno una focaccia con lo speck ;-) ma la stagione e la tradizione nordica impongono miele, spezie e buccia d'arancia. E così...
Il dolcetto è un quadrotto di Pain d'épices all'arancia, una bomba calorica come tutti i dolci di questa famiglia. Non lasciatevi però impressionare dalla quantità di "zuccheri" presenti nella ricetta. Rispetto alla media dei pains d'épices, questo non è molto dolce e comunque non risulta stucchevole. In compenso ha una consistenza lievemente gommosa, peraltro presente in molti pains d'épices industriali. Colpa della pectina presente nella marmellata, in questo caso.
Dopo diversi esperimenti a forma di plumcake, tutti affossati in centro e duretti attorno, abbiamo optato per la teglia grande. Rimane basso ma in modo uniforme e, cuocendo più in fretta, non fa la crosta. Basterà tagliarlo a quadrotti o bastoncini e decoralo, volendo, con l'aiuto di mascherine e zucchero a velo. Se riposto, una volta ben freddo, in una scatola di latta o avvolto con alluminio, si conserva una settimana e più, anzi, il sapore migliora.

Occorrono :
250 g di farina
250 g di marmellata d'arancia (o mandarini) con scorzette
125 g di miele
125 g di zucchero, meglio se scuro
3 cucchiai di olio di semi
1/2 bustina di lievito oppure mezzo cucchiaio di bicarbonato + mezzo di cremor tartaro
un pizzico di sale
spezie in polvere (la vostra miscela preferita, oppure mezzo cucchiaino di anice, mezzo c. di zenzero, mezzo c. di cannella e una generosa grattata di noce moscata)

Pre-riscaldate il forno a 150°.
Fate sciogliere in pentola, su fuoco dolcissimo, il miele e lo zucchero con 3-4 cucchiai d'acqua rimestando ogni tanto. Togliete dal fuoco, aggiungete la marmellata, mescolate bene e lasciate intiepidire.
Intanto pesate e mescolate farina, sale, spezie e lievito. Anzi, setacciateli insieme per distribuire bene lievito e spezie.
Versate l'olio in pentola, mescolate, aggiungete la farina, mescolate. Versate nella teglia e infornate subito. A contatto con l'acidità del miele, i lieviti saranno già al lavoro (producendo a volte strani odori pesciosi che poi, non preoccupatevi, scompaiono) e non devono aspettare.
Un dolce spesso 2 dita richiede circa 45 minuti di cottura. Tenetevi pronti a coprirlo se scurisce troppo. In forni particolarmente briosi potrebbero bastare 140°. Lasciate intiepidire nella teglia prima di capovolgere su una griglia. Ritagliate quando è del tutto freddo. Aspettare il più a lungo possibile per gustarlo. L'ideale sarebbero due giorni.

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12 dicembre 2006

Finocchi in insalata con vinaigrette all'arancia

Tanto per resistere alla tentazione di iniziare già da ora a nutrirci di cotechino, lenticchie e biscotti alla cannella!
Per due porzioni, ovvero due finocchi affettati sottilissimi, la vinaigrette si prepara diluendo un cucchiaino di senape di Dijon (quella gialla bella forte) con un cucchiaio di spremuta d'arancia, salando leggermente e aggiungendo a filo l'olio preferito che verrà emulsionato sbattendo vigorosamente con una forchetta fino ad ottenere una crema densa. Se l'avete preparata in anticipo e si è separata, basterà emulsionarla di nuovo. E se ne avete preparata troppa, riponetela in frigo fino all'indomani.
Kat e Remy

P.S.: dal nostro archivio, un abbinamento più osé del medesimo condimento.

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11 dicembre 2006

Mecoulen per il MEME NATALIZIO DI NANNA


Il meme natalizio di nanna scade sabato prossimo, 17 dic, alle 24.
Nelle vallate alpine di ieri, i dolci erano cosa rara e la scelta non è stata molto difficile. Le nostre preferenze oscillavano tra la Micòoula delle Bassa Valle (Hone-Pont Saint Martin) una pagnottella di segale un po' più piccola del solito arricchita da un misto di frutta secca (noci, fichi, uvetta) la Flanz, una sua cugina integrale e bassotta addolcita da sottili fette di mela e il pan dolce di Cogne o Mecoulen. Ha vinto il terzo.

La ricostruzione della ricetta del Mecoulen è stata un avventura. Quella presente in diversi libri dedicati alla cucina valdostana (sempre la stessa, magari divisa per 2 o per 4, ma sempre lei) libri che non citeremo perché a natale son tutti più buoni, è completamente sbagliata. Anziché una palla di pasta. produce una pastella appena più densa di quella per le crèpes. Sono cose che capitano quando si cerca di divulgare una ricetta che non viene praticamente mai usata per piccole quantità, bensì in dosi da panificio o da panificazione collettiva. Essì, da noi i forni comunitari esistono ancora e in questa stagione sono all'opera per la tradizionale infornata natalizia. Non è stato facile equilibrare gli ingredienti e i colleghi di Kat hanno fatto merenda con diversi esperimenti più o meno appetibili ma, con l'aiuto di Gic e Ciccioformaggio e di Maria Luisa, co-autrice di Cucina di tradizione della Valle d'Aosta- Priuli e Verlucca editori, ce l'abbiamo fatta e siamo fieri e felici di poter condividere dosi attendibili e collaudate che consentono di ottenere due belle pagnottelle.

Ingredienti:

550 g di farina tipo "00"
100 g di farina Manitoba
250 ml di latte
50 ml di panna
150 g di zucchero
25 g di burro
15 g di olio evo (due cucchiai)
1 uovo intero
1 tuorlo
2 limoni non trattati (la buccia grattugiata fine)
7 g di lievito di birra disidratato (una bustina)
un pizzico di sale
100-150 g di uvetta
1/2 bicchiere di rum



Preparazione:

La sera prima, preparare un lievitino facendo sciogliere il lievito e due cucchiai di farina in mezzo bicchiere di latte tiepido e lasciarlo riposare una mezz'oretta.
Nel frattempo, mescolare le farine, lo zucchero, il sale e la buccia di limone agli ingredienti liquidi (latte, olio, panna, burro ammorbidito e uova sbattute ma NON il rum).
Unire il lievitino all'impasto e lavorarlo una ventina di minuti (meno se con l'impastatrice).
Lasciare riposare 12 ore (tutta la notte) a 16° - 18°. Se la temperatura in casa è superiore, si possono ridurre i tempi di lievitazione. A noi l'impasto è triplicato.
Prima di andare a dormire, lavare l'uvetta con acqua calda, 2 o 3 volte, e metterla a bagno nel rum.
Il giorno dopo, scolare l'uvetta, asciugarla e infarinarla prima di incorporarla delicatamente all'impasto. Attenzione alla maglia glutinica! (Pensate all'impasto come ad una stoffa che non deve essere strappata e impastate sollevando i lembi e richiudendoli verso l'interno.
Dividere l'impasto in due e formare due pagnottelle rotonde. Lasciare riposare fino al raddoppio del volume e infornare in forno preriscaldato a 210° per 10 minuti poi 35 minuti a 180°, tenendo a portata di mano un foglio di carta forno nel caso dovvessero scurire troppo.


Far raffreddare su una griglia ed aspettare alcune ore prima di tagliarlo, non come abbiamo fatto noi con la scusa della foto :-)
E' ancora più buono l'indomani, magari con la fiocca (panna montata) come vuole la tradizione o con la crema di Cogne. Ma questa è un altra storia, tutta da sperimentare...
Kat e Remy

Aggiornamento: variazione in risposta al commento di mARTa.

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10 dicembre 2006

Penne in padella


C'era una volta ...
E un anno dopo ancora ci siamo e ci divertiamo ;-)

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09 dicembre 2006

Accasati :-)


Vi ricordate i micini di Macchia? Qualche tempo fa avevamo lanciato un'appello per cercar loro una casa... ebbene, è fatta!


Uno dei micini, che noi credevamo una femminuccia, è andato a casa con una coppia giovanissima che conviveva da solo una settimana.
Avevano deciso di fare un gesto che portasse loro fortuna, che riempisse di sensi la loro storia giovane, e che crescesse con loro.... e hanno pensato "cosa di più magico, sensuale, egoista, capriccioso e per sempre di un gatto?"
E gatto sia...... volevano una femminuccia..... io ero convinta che Capocciona (si chiamava così per noi) fosse femmina..... sono arrivati subito e la micia è andata via con loro.
La sera stessa mi hanno telefonato dicendo che "adorabileeeee.... gioca già con le tende!!"...... Naturalmente quando il veterinario gli ha fatto notare che non era "decisamente" una femmina io ho proposto di riprenderlo in casa affinchè loro potessero cercarsi una micina..... e sono stata sbranata dalla coppia protettrice!
Il LORO micino...... (eheheheheheheh LORO....... non sanno ancora bene CHI possiede CHI li dentro) ..... ridarlo ..... ma che siamo matti? Adesso si chiama Tobia Farfallina.
Anche l'altra micina, che noi chiamavamo Micro ed è stata ribattezzata Lulù, la notte stessa dormiva già nel letto con i suoi nuovi compagnucci di gioco..... naturalmente sopra la testa di lui..... con grande emozione di tutti e due i ragazzi.
Jo invece (che da noi era chiamato Junior perchè la fotocopia del nostro Charlino) gioca ora a nasconderello dentro le scarpe dei suoi nuovi amichetti e per mangiare si arrampica sulle gambe dei poveri malcapitati.
Lillicca, la più civettuola dei cinque, ribattezzata Lilli, che adesso vive con una graziosissima studentessa (coppia abbinatissima), dorme sulla tastiera del pc facendo delle fusa tali che la poverina ha dovuto rinunciare alla radio.... anche se afferma che questo suono è "di molto" più rilassante e piacevole.
Tutti sono stati portati dal veterinario, vaccinati, svermifugati, accessoriati di cucce e cuscini e mille pappe buone! Noi davvero non avremmo potuto fare di meglio.
Solo di una, la mia preferita, "Sora Lella", quella tutta nera, non sappiamo nulla ancora però crediamo che sia in mano ad un ragazzo che la adora e che presto ci farà avere delle notizie. Code incrociate nel frattempo.
E così la nostra avventura è terminata.
La promessa che abbiamo fatto a Macchia è stata mantenuta davvero.
Però ancora non siamo riusciti a liberarci della cuccia a forma di zoccolo piena di vecchi maglioni...... sentimentali noi!" :-)

Intanto vi ringrazia tutti per la solidarietà il micio di casa, il nostro piccolino, che non ne poteva più di sentirsi chiamare "mamma" dalle piccole pesti e che ha dichiarato fermamente di aver riacquistato la sua dignità felina di micio macho (e che la prossima volta ce la farà pagare cara!) miaoooooooooo.
Mip

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08 dicembre 2006

Ago e filo e buccia d'arancia


Scommetto che iniziavate a pensare che me ne fossi dimenticata! Ebbene si, quasi. Anche da queste parti è un periodo che ci limiteremo a definire balordo.
Però, con l'aiuto di qualche spezia, far sbocciare il natale è sempre possibile.
Le bucce d'arancia messe da parte sono ormai secche. Possiamo macinarle, insieme a cannella, chiodi di garofano e/o cardamomo, nel mixer o in un vecchio macinino elettrico. Meglio se non troppo fini ma senza lasciare pezzi grossi che renderebbero meno agevole il seguito delle operazioni.
Visto che questo post nasce sotto il segno del riciclaggio, si possono usare anche spezie un pò attempate. Una volta ottenuta una bella semola profumata se ne può infilare qualche cucchiaino nell'imbottitura di cuoricini da appendere all'albero o ai termosifoni di casa ma anche in quelli che io chiamo cuscini, o tappeti, da teiera.

In questo caso servono scampoli delle stoffe preferite, indicativamente rettangoli di 46 x22 che piegati in due forniranno un quadrato.

Per il cuscinetto interno uso pezzi di vecchie lenzuola e per l'imbottitura, quando non ho più mollettone recupero pezzi di vecchi asciugamani. Le spezie vanno inserite prima di chiudere l'apertura del cuscinetto interno, due o tre cucchiaini per cuscinetto.

Conviene evitare le sfoffe chiare. Il té macchia parecchio e per lavare la fodera esterna di questi cuscinetti bisogna scucirli. Pochi centimetri ma è pur sempre un pò fastidioso.
Kat

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07 dicembre 2006

Grazie a Mip e Lio


Grazie a Mip e a Lionello ci siamo scofanati un intera padella di maloreddu fatti in casa in Sardegna, i migliori mai mangiati, conditi con scalogno, zafferano, ricotta valdostana e cacio ricotta siciliano. Di sicuro viene buono anche col formato gnocchetti. Ovviamente migliori sono i formaggi migliore sarà il condimento.
Abbiamo semplicemente rosolato lo scalogno tritato, aggiunto lo zafferano e stemperato con un po' di brodo vegetale. Intanto i maloreddu, che sono tipi coriacei, stavano cuocendo. Poi abbiamo aggiunto la ricotta in padella e l'abbiamo emulsionata del nostro meglio con un forchettone di legno. Quando la pasta è risultata quasi cotta, l'abbiamo trasferita in padella e "risottata" con un mestolo della sua acqua di cottura. Un po' di cacio ricotta, un po' d'olio evo, un ultima rimestata e ciomp !
Kat e Remy

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06 dicembre 2006

San Nicolò c'è!

E con lui il suo asinello, un burrito doc (grazie Canny!)
La ricetta è una delle tante di gingerbreads, versione anglosassone degli speculoos che, per la ricorrenza, si sgranocchiano in tutte le terre fiamminghe.

Per una trentina di soggetti :
200 g di burro
400 g di farina integrale fine (tipo 2)
100 g di zucchero scuro
100 g di miele= 4 bei cucchiai
2 cucchiaini di lievito in polvere oppure uno di bicarbonato e uno di cremor tartaro
1 pizzico di sale
un cucchiaino di zenzero in polvere
un cucchiaino di cannella in polvere
(1 cucchiaino di 5 specie o altra miscela di vostro gusto)

L'impasto si prepara mettendo in pentola, su fuoco bassissimo, il burro, lo zucchero e il miele e rimestando piano finché lo zucchero non si sia sciolto. Si lascia intiepidire (in questa stagione, per accellerare le cose, basta metterlo sul balcone). Intanto si mescolano con cura la farina, il sale, il lievito e le spezie. Si fa la consueta fontana e vi si versa il burro/miele impastando bene.
Un altra oretta a rassodare al fresco, magari in frigo poi si inizierà a ritagliare i biscotti.
E qui il gioco si fa duro. Questo impasto ha la consistenza del pongo e come il pongo si manipola bene solo da freddo. Conviene quindi prelevare dal frigo solo poco impasto per volta e cercare di lavorare in fretta. I biscotti intagliati si staccato con una spatola per poterli adagiare sulle teglie senza deformarli.
Capire che la pasta sta diventando troppo morbida è facilissimo, quando tentate di sollevarli da piano di lavoro con la spatola gli asinelli iniziano ad assomigliare a maiali e gli abeti a lische di pesce.
Forno già caldo - a 180°- per una decina di minuti. Devono essere appena biondi. Finché non si freddano sono friabilissimi quindi per le infornate successive conviene usare carta forno e sollevare l'intero foglio con tanto di biscotti sopra e sostituirlo con un altro.
Piccoli pazienti accorgimenti ampiamente ripagati quando arriva il momento di sgranocchiarli.

P.S.:Patt, metti un post it ;-)

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05 dicembre 2006

Questa notte …


… questa notte suoneranno i campanelli per dire ai bimbi di andare a nanna.
Quelli di ieri ricorderanno le noci, le castagne secche, i rari mandarini.
Quelli di oggi sogneranno videogames e robottini.
Ma la magia sarà sempre la stessa. L’ansia dell’attesa e poi scoprire che, nel piatto sulla finestra, il dono tanto desiderato ha preso il posto del fieno lasciato per l’asinello di San Nicolò.
Da sempre la magia si ripete in questa notte e, per me, è da qui che si inizia a respirare l’aria delle feste.
E per voi cosa rappresenta San Nicolò? Cat ha già detto che per lui inizia la stagione dei biscotti (aspettiamoci golose novità) ma a casa vostra? Su, raccontate, che sono curiosa! :-)
Patt

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MEME - Dalla finestra dell'ufficio...


Insomma, in realtà è un'officina e la finestra è a più di due metri da terra ma... son soddisfazioni :-(
Remy

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04 dicembre 2006

Pere ambrate

Della serie "ancora frutta cotta, ci perdoni mrs bee", dopo le cotogne, ecco a voi la nostra personale interpretazione delle pere martine al vino. Vino bianco, anzi Moscato, una mezza bottiglia che languiva in frigo.

Per 4 persone :
16 pere martine
mezzo litro di Moscato
4 cucchiai di zucchero di canna
schegge di cannella in stecca
buccia d'arancia non trattata

Dall'arancia ben lavata e asciugata si asporta una striscia sottilissima di buccia. Se all'interno rimane scorza bianca, si raschia via con un cucchiaino. Si versa il vino in pentola, magari di coccio, assieme a zucchero, cannella e buccia d'arancia. Quando bolle si aggiungono le pere, semplicemente lavate. Si cuoce coperto per una quindicina di minuti poi si toglie il coperchio e si lascia restringere piano piano finché non rimanga uno sciroppo denso che raffreddandosi diventa una bellissima gelatina ambrata.
Nei momenti di lussuria le serviamo con una pallina di gelato alla crema.

Kat e Remy

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