31 marzo 2006

Altre latitudini

Se, a Como dalla nonna di Kjaretta è in fiore il rosmarino e in Portogallo da Elvira i papaveri sono già fioriti da una quindicina di giorni, da noi siamo ancora ai primi germogli su sfondo di neve. Kat e Remy

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Che barba la dieta!


Barbabietola con aglio, olio, prezzemolo e due acciughine. Senza pane. Ohimimì, che barba.
Marì

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Venerdì pesce?


Non sono capace a cucinare pesce ed affini però loro non si offendono e quando ci provo, a volte, risultano persino gustosi. Così vi racconto cos'ho combinato mescolando ricette di zuppe di frutti di mare di origine non mediterranea. Non vado molto d'accordo col pomodoro (pur amandolo) , quindi la mia zuppetta di cozze è... verde.

Per due porzioni abbondanti:
un porro
una patata media
un pugno di foglie di sedano
qualche foglia di lattuga romana tagliata a listarelle
una bustina di zafferano
due dozzine di cozze
due belle tazze di fumetto di pesce

Se fossi capace e avessi sottomano la materia prima, farei aprire le cozze con un goccio di vino bianco, le sguscerei e filtrerei il sugo che va aggiunto al fumetto. Invece, mi accontento delle cozze già sgusciate e surgelate.
Faccio rosolare, senza lasciarlo colorare, il porro tagliato a fette spessotte. Aggiungo il fumetto, lo zafferano e la patata tagliata a dadini molto piccoli. Quando quest'ultima è quasi cotta, aggiungo le rimanenti verdure e le cozze. Se il fumetto si è ristretto troppo, aggiungo un po' d'acqua, regolo di sale e faccio cuocere pochi minuti.
Un po' di prezzemolo tritato, un giro d'olio evo e stop.
A noi è piaciuta, soprattutto con il fumetto a base di branzino. Qualche suggerimento per migliorarla?
Kat

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30 marzo 2006

Festicciola per i nuovi nati


per 20-25 biscotti croccanti ma anche fondenti profumati all'arancia:
- 125 gr di burro morbido
- 100 gr di zucchero a velo ( io mixo Dulcita del commercio equo nel macinacaffé)
- 50 gr di polenta fine
- 180 gr di farina zero o doppio zero
- estratto liquido di vaniglia ( 1 cucchiaino) o mezza bustina di vanillina
- un arancia non trattata

Lavo e asciugo l'arancia, grattugio la buccia poi la spremo ( se molto succosa ne basta mezza).
Con le fruste elettriche mescolo burro, zucchero, buccia e succo d'arancia quindi incorporo la polenta poi la farina. Per finire impasto a mano quindi dimentico in frigo almeno un'ora, meglio due, avvolto in pellicola.
Accendo il forno su 180-200° , secondo il "temperamento" del forno stesso.
Taglio i biscotti, li posiziono un po' distanziati sulla placca perché crescono e li inforno 12-15 minuti, senza lasciarli colorare. Li lascio raffreddare qualche minuto prima di staccarli dalla placca. Da caldi sono friabili.
Volendo dare una forma più facile da maneggiare, divido l'impasto in due, ne faccio salamotti a sezione triangolare che taglio a fette ( come suggerito nel libretto dove ho trovato questo impasto : Biscuits, brownies & biscotti- les mini cuisine Marabout- che costa ben... 2 €- adoro gli editori francesi!)
Scrunch. E mhrrr a Mau Mau e micetti belli. Kat

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29 marzo 2006

Shhhhtttt... qui si dorme!




















Mentre mamma e' andata a fare la sua prima passeggiata da quando siamo arrivati noi... poverina, ne aveva proprio bisogno! :-)
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gen

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Ringraziamento vegetale per Cavoletto

Tra le tante cose che non so fare, non so assolutamente fotografare.
Fino a ieri non possedevo nemmeno una macchina fotografica digitale (per gli amici la vegetale);
oggi la posseggo, e finalmente comprendo appieno il significato di quell'oscuro adagio che recita più o meno...
sii prudente nell'esprimere un desiderio: gli dei potrebbero esaudirti.


Essì, mi è stato chiaro fin dal primo sguardo che non saremo mai amiche, la Vegetale ed io:
mi sembra capricciosa, esigente, piena di manie da primadonna (troppa-luce/poca-luce/non-così-vicino/mi-da-noia-il-riflesso... ecchediamine!);
inoltre per esibirsi esige la presenza di una dama di compagnia (Lady Software) che parla solo inglese e pretende da me cose che non capisco.


Ora: il destino (notoriamente cinico e baro) vuole che debba buttarmi nella mischia della fotografia vegetale proprio per ringraziare (di vero cuore!) colei che nel mondo dei blogger di cucina svetta - fra l'altro - proprio per la bellezza delle immagini che pubblica.

Ecco, lo faccio qui ed in questo modo, anche se temo che i miei primi, goffissimi tentativi fotografici facciano avvizzire in un colpo tutte le sue belle foglie da Cavoletto...

Grazie, Sigrid! Il libro che hai scelto per me è bellissimo, non finirei mai di sfogliarlo e rimirarlo!




Per ringraziarti ho disseminato le pagine di fiori, sperando che la malefica Vegetale - per evidente spirito di appartenenza - avrebbe trattato almeno loro con un certo rispetto...
Un abbraccio!
Marì

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28 marzo 2006

Per festeggiare l'aumento della famiglia...

Oggi, a mezzogiorno, sorpresa in garage: trovo mau-mau in compagnia di tre gattini nuovi nuovi. 2 neri ed uno color tartaruga, come lei. Mamma e bimbi stanno bene, ora sono nella loro cassettina morbidamorbida.
Niente foto, almeno per qualche giorno: ho paura di spaventare i gattini con il flash.
Festeggiamo, pero' con un piatto da festa:















Ravioli di ricotta, olive taggiasche e pomodori secchi con salsa alle vongole ...
chi vuole favorire? :-D
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gen

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Croccanti coniglietti


Tutta colpa dell'ultimo taglia biscotti aggiunto alla collezione! Andranno benissimo anche rettangoli tagliati alla come vi viene. Anche se....

Coniglietti "nature"

farina zero o doppio zero 100 gr
farina di mandorle o nocciole 50 gr
1 uovo
olio evo fruttato 30 ml
sale

Coniglietti "verdi"

farina zero o doppio zero 150 gr
1 uovo
olio evo fruttato 30 ml
parmigiano e basilico mixati assieme 70 gr
sale

Impasto il tutto. Faccio la palla, la avvolgo con pellicola e lascio riposare in frigo un paio d'ore.
Taglio e cuocio a 180 ° per 12-15 minuti.
Sgranocchio con l'aperitivo o al posto dei crostini con creme di verdura.
NB : Chi ha parlato di pesto ? Io no, sennò Mariber mi toglie il saluto.

Non resisto però alla tentazione di proporvi di sgranocchiare anche la piccola fiaba che segue. Non cercatela nei libri. Questa è tutta mia, nata in ambito professionale. L'ho solo tradotta. La dedico in particolar modo a Lorenzo di Graziella e Francesco, pur sperando che ancora non conosca la parola fretta e meno ancora la parola incubo.

- Sono in ritardo, sono in ritardo, accidentoni sono proprio in ritardo, va ripetendo Codìn Coniglio mentre corre a perdifiato per raggiungere i compagni sulla strada per la scuola.
Non ho sentito la sveglia. Sono in ritardo... in ritardo!
Ben presto però, il coniglietto è davvero senza fiato. Anche perché, alzandosi all'ultimo momento, non c'è stato il tempo per fare colazione. Con la pancia vuota, le forze vengono presto a mancare.
- Sono in ritardo e ho tanta fame, mugugna Codìn Coniglio mentre si riposa un attimo al riparo di un cespuglio. Solo soletto in aperta campagna non si sente affatto sicuro. Mentre osserva guardingo i dintorni, gli cade l'occhio, proprio al di là del cespuglio, su... indovinate un po'? Un orticello!
- Oh che bello che bello che bello! C'è persino una piccola serra! Scommetto che trovo un po' d'insalata. Facciamoci coraggio!

Attorno alla serra, l'orto è ancora nero di vecchio gelo. Sono neri e rinsecchiti gli steli di una fila di margherite, neri i gambi di cavolo abbandonati nella terra, neri i rami potati dai vecchi peri che fanno da cinta all'orto sull'altro lato. Ma, nella serra, Codìn intravede una splendida lattuga, verde come solo una lattuga sa esserlo, una lattuga indifferente all'aria fresca della notte. Una lattuga da sogno. Codìn infila il musetto sotto la plastica, spinge un po' e... piccolo com'è, eccolo nella serra. Senza esitazione, mette in funzione i dentoni. Ciomp ciomp ciomp, in tre bocconi sgranocchia tre foglie di lattuga senza neppure riprendere fiato.
-Ah, adesso sì che va meglio!
Ma ben presto, le cose vanno molto meno bene. La testa di Codìn inizia a girare. Mette il musetto tra le zampe e... si accorge che sono diventate verdi, verdi come solo una lattuga sa esserlo. Scuote le orecchie, che ha belle lunghe e... verdi, sono diventate verdi. Di un bel verde lattuga. E anche le unghie e il pancino e il codino... Che spavento!
- Bianco, sono un coniglietto bianco! grida disperato il povero Codìn.

Il coniglietto bianco diventato verde ha una gran paura e non sa più che fare. In quel momento scorge tra le zolle... una piccola carota. Una bella carotina che sembra fresca di giornata.
- Dev'essere dolcissima! Io la mangio, magari mi fa guarire
Messi in funzione i dentoni, sgranocchia in un attimo la carota.
- Che buona! Era davvero dolce. Ah, sto già meglio! pensa Codìn un attimo dopo vedendo impallidire le sue zampe. Evviva, sono già molto meno verde! Si vede che mi è venuta un allergia. Semplice, sono diventato allergico alla lattuga! Che peccato, mi piaceva tanto la lattuga. Ora però sto davvero meglio!
Ben presto però, si sente decisamente meno bene. La testa si mette di nuovo a girare. Codìn Coniglio mette il muso tra le zampe e si accorge che ... sono diventate arancione. Di un bel color carota matura. Che spavento!
- Un'altra allergia?! Accidentoni, sono davvero sfortunato. Mai più lattuga, mai più carote, che destino crudele! si lamenta il coniglietto bianco diventato verde poi arancione. Cosa diranno i miei compagni vedendomi così colorato? Ero già tanto in ritardo!
E riprende la sua corsa sulla strada della scuola.

A dir vero, la strada della scuola è una scorciatoia, un sentiero di campagna ora bordato dai rovi. Codìn si sente di nuovo stanco e si ferma un attimo a riposare. Volta la testa e, tra le spine, vede una bella mora, un enorme mora nera e lucida. Cosa ci faccia lì in questa stagione povrebbe chiedersi il coniglietto se non avesse altro per la testa. Ma... ciomp!
- Mhm, che buona, che dolce! Ah, mi sento molto meglio, sospira il coniglietto bianco diventato verde poi arancione. E di colpo nero e lustro come sanno essere solo le more mature.
- Accidentoni! Scommetto che se rosicchio una mora acerba divento tutto rosso. Nooooo, non voglio sapere. Ho paura! Voglio la mia mammaaaaaaaaa!

In quell'istante, Codìn Coniglio si sveglia scalciando e spalanca gli occhi. Guarda le sue zampe. Bianche. Le orecchie... Bianche! Pancino e codino... Bianchi!!
Che sollievo, era solo un incubo!


Kat

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27 marzo 2006

Ancora e sempre pollo

Uffa, ancora pollo al vapore, sembra di essere a dieta. E se invece fosse perchè è un nuovo mondo da esplorare? Un modo per svelare alcuni sapori o per scoprire la delicatezza?
Insomma, ingredienti:
un piccolo pollo intero (un chilo circa)
un cucchiaione di semi di coriandolo
un'arancia succosa
sale, il meno possibile.

Spelliamo il pollo :-( operazione poco gradevole ma indispensabile).
Lo mettiamo a marinare in frigo, almeno un'ora, con il succo d'arancia e il coriandolo pestato (in una scatola chiusa, tanto per poterlo shakerare comodamente ogni tanto).
Lo cuociamo a vapore per 50 - 60 minuti, girandolo sull'altro lato a metà cottura. Dieci minuti prima che il pollo sia cotto, mettiamo la marinata in un tegamino aggiungendo una tazza del brodo presente nella pentola (l'ideale sarebbe usare una vaporiera elettrica e prelevarlo dall'apposito scodello per la raccolta dei succhi di cottura). Saliamo leggermente (con sale alle erbe) e facciamo restringere.
Cotto (e fotografato) il pollo, lo tagliamo e lo serviamo con la salsina così ottenuta.
A questo punto, vista l'encomiabile dieteticità del piatto principale e la fatica che abbiamo fatto per convincere la gatta piccola che deve stare giù dal tavolo, siamo autorizzati a mangiare qualunque dessert ipercalorico :-)
Kat e Remy

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Buongiorno Mip


Cosa ci fai già alzata?
Nioula

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Domenica si lavora!

Ieri ero di turno e l'amata mensa aziendale era chiusa e mi è toccato fare questo enorme sacrificio:

100 g mortadella con pistacchi
200 g pane casalingo con farina di grano tenero macinata a pietra
Remy

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... e col pane e mortadella ...



Patt

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24 marzo 2006

MA PERCHÉ???

TG: "... domani, 25 marzo, ricomincia la caccia ai cuccioli di foca ...".
Un'ondata di nausea mi soffoca. Rabbia. E odio, si: odio. Verso chi commette questo delitto e verso chi permette, vuoi con l'uso delle pellicce, vuoi con l'indifferenza, che tutto ciò accada ancora.
L'Italia, per fortuna, proibirà l'importazione di pelli di foca, ma questo, purtroppo, non basta. E tutte le altre creature che ogni giorno sono vittime di un commercio sempre più fiorente? Non riesco ad accettarlo. Provo un moto di repulsione ogni volta che per strada, al lavoro, in autobus, nei negozi, vedo qualcuno abbigliato con pelo non suo.
Volete sapere perché? La L.A.V. ve lo spiega, basta entrare qui, se volete, e cliccare su "le nostre campagne" e poi su "pellicce". Ne parla anche, in modo molto garbato, l'amica Paola in questo post.
Ci sarebbe molto da dire, ma l'amarezza è troppa e non voglio rattristare le amiche e gli amici amanti degli animali che ci fanno dono così spesso delle loro visite. A loro un grande abbraccio.


Patt

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A notizie orrende, novelle consolanti


Rudyard Kipling: La foca bianca


Oh, zitto, piccino mio, la notte è vicina,
E nere son le acque che sì verdi scintillavan.
La luna, sui marosi, guarda giù e trova noi,
Che riposiam negli avvallamenti dell'onde mormoranti.
Laddove i cavalloni s'incontrano, là,
soffice sia il tuo cuscino:
Oh, mio piccino affaticato, raggomitolati a tuo piacere!
La burrasca non ti sveglierà, né lo squalo ti sorprenderà,
Se tu dormi in braccio ai flutti, che ti cullan lentamente.
(Ninananna della Foca)

Tutte queste cose accaddero parecchi anni fa, in un luogo chiamato Novastoshnah, o Punta Nord Est, nell'isola di S. Paolo, lontano lontano, nel mare di Bering.
Limmershin, lo Scricciolo d'Inverno, mi narrò la storia quando fu sbattuto dal vento contro il sartiame di un piroscafo in rotta per il Giappone. Io lo portai giù nella mia cabina, lo riscaldai e gli detti da mangiare per un paio di giorni, finché non fu in grado di riprendere il volo per S. Paolo. Limmershin è un uccellino molto strano, ma ha il dono di dire la verità.

Nessuno va mai a Novastoshnah se non per affari, e la sola gente che abbia regolarmente da fare laggiù sono le foche. Esse vengono dal mare, nei mesi d'estate, a centinaia e centinaia di migliaia, dal mare freddo e grigio, perché la Spiaggia di Novastoshnah offre alle foche maggiori comodità di qualsiasi altra parte del mondo.

Segue...

Kat

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Finta Zuppa con Pollo, Verze e Fagioli


Tema (in vista di un raduno di ricette in quel di Francia): pollame e cavoli.
E come lo sviluppiamo? Mah, proviamo a inventare, qualcosa verrà fuori!

Ingredienti, per tre/quattro persone:

poco olio evo
2 spicchi d'aglio
150 grammi di cipolla
50 grammi di pancetta affumicata (tipo bacon)
150 grammi di fagioli secchi di piccolo calibro
2 bicchieri di passata di pomodoro
400 grammi di verza
250 grammi di petto di pollo
un ciuffo di prezzemolo ricciuto
un cucchiaino colmo di peperoncino in polvere
mezzo cucchiaino di curry in polvere
un cucchiaio di farina bianca 00
un bicchiere di vino bianco secco
brodo non salato
sale

Preparazione:
Tritare la cipolla e l'aglio e farli appassire con un filo d'olio in una pentola dai bordi alti, meglio se di terracotta. Aggiungere la pancetta tagliata a fiammifero e farla rosolare, quindi unire i fagioli (precedentemente ammollati e poi sbollentati in acqua non salata per 10 minuti), la passata di pomodoro, il peperoncino in polvere, metà della verza tagliata a quadrotti e il prezzemolo tritato, coprire con il brodo caldo e far sobbollire per il tempo necessario a portare a cottura i fagioli, all'incirca mezz'ora, aggiungendo acqua bollente all'occorrenza.
Apriamo una parentesi riguardo i fagioli. Io ho adoperato una varietà a me -finora- sconosciuta: i fagioli "allegri", varietà autoctona dell'Ecuador, gradito e ottimo dono di un'amiKa; se non si hanno sottomano tali buonezze, consiglio comunque fagioli piccolini, saporiti e con buccia non troppo dura. Chiusa parentesi fagiolara. ;-)
Tagliare il pollo a cubetti e passarlo nella farina mischiata con il curry. Tagliare a quadrotti anche l'altra mezza verza e spadellarla insieme al pollo in un saltapasta, con appena un filo d'olio. Sfumare con il vino bianco e salare.
Quando i fagioli saranno quasi a fine cottura, salarli e badare di non farli asciugare: il sugo dovrà rimanere mooolto "lungo". Perché? Ma per intingerci il pane! :-)
Versare in una fondina i fagioli con abbondante sughetto, adagiarci sopra il pollo spadellato con la verza croccante e ... buon appetito!
Patt

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Lavori in corso

In attesa di poter fare concorrenza a Juliette (i lavori del nostro ristorante vanno per le lunghe) un po' di lettura...

Da Piedi d’argilla
di Terry Pratchett - Ed. Salani

(Zuffa tra nani davanti ad un ristorante. Interviene un poliziotto.)
- Quel diavolo di Gimlet ! Dovrebbero arrestarlo ! Sta avvelenando la gente.
- Veleno ? E’ un accusa molto grave.
- Abbiamo guardato nella sua cella frigorifera. E sa cosa ci ha venduto per carne ? Maiale, manzo e agnello ! Praticamente niente ratti. E Snori FigliodiTizio ha detto che ieri sera ha mangiato Sorpresa al ratto e dentro c’erano ossa di pollo.

(Interrogato, Gimlet risponde che ...)
- E’ una menzogna diabolica. Io gestisco un ottimo ristorante. I miei tavoli sono così puliti che ci si può mangiare sopra. E uso soltanto i ratti migliori, bei rattoni grassi delle migliori località.
- E quando non riesce a trovarli?
- Beh, forse, quando non ce ne sono abbastanza, posso rimpinguarne un po’ le scorte con qualche pollo... o magari un pezzettino di manzo. Ieri sera abbiamo preparato Sorpresa al ratto per la cena annuale dei figli di Ascia di Sangue e Vol au vent e crema di ratto, tutto preparato igienicamente.
- Cosa intende per preparato igienicamente ?
- Che lo chef ha l’ordine preciso di lavarsi la mani, dopo.
Kat e Remy

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23 marzo 2006

Tanti Auguri, Marì!!!

Esssì, oggi la nostra Marì compie gli anni e gli amici Scribacchini vogliono festeggiarla a modo loro: proponendo un menù che sperano le piacerà!


Cominciamo, Stelassa bella, con un brodino: una vecchia ricettina "di casa", ripresa pari pari dal libricino di ricette di papà.

"Zuppa del Barbarossi (ovvero: Frittata in Brodo)

In una notte del 1957 ho fatto un piacevolissimo sogno: mi avevano invitato a cena e mi avevano servito una zuppa assai buona. Al risveglio avevo ancora in bocca il particolare sapore di quel piatto ma non sapevo come fare per gustarlo nella realtà. Qualcosa ricordavo di quanto, sempre nel sogno, mi aveva spiegato il cuoco, ma i dettagli li ignoravo completamente.

Per oltre dieci giorni sistematicamente depredai di tutte le uova il pollaio della "suocerata": provai e riprovai con pentole e padelle finché ritrovai il sapore del sogno. Può darsi che il piatto sia noto, ma io assicuro che lo ho sognato.

Ingredienti per ogni uovo :
- un uovo
- mezza noce moscata grattugiata
- circa due cucchiai di farina bianca OO
- un cucchiaino di lievito per dolci
- sale
- olio extravergine di oliva
- parmigiano reggiano
- brodo quanto basta


Preparazione:
Sbattere l'uovo mescolandovi bene la noce moscata, aggiungere farina bianca in quantità sufficiente per ottenere un impasto cremoso in grado di colare, aggiungere il sale e, assolutamente per ultimo, il lievito per dolci; mescolare bene fino ad amalgamare tutto.
In un tegame, nel quale frigga un dito d'olio, colare l'impasto ottenuto facendo attenzione che esso si spanda in maniera da formare un disco di 15 centimetri circa di diametro.
Quando la "tortina" sarà ben abbronzata da un lato, capovolgerla e farla cuocere bene anche dall'altra parte. A cottura completata, appoggiarla su carta assorbente e lasciar raffreddare; tagliarla quindi a cubetti grandi come una falange.
Con due uova si ottengono tre porzioni ed è bene prepararne solamente una alla volta: non ho ben capito il perché, ma preparando più di un uovo alla volta non si ottiene un buon risultato.
Mettere in una fondina un pugno di cubetti di frittatina, cospargere con abbondante parmigiano grattugiato e ricoprire con brodo bollente."


Preparato lo stomaco con la zuppetta, passiamo alla lasagna!

Mié che sta cumba bella a stà de lungu a barbaciu
che nu m'à posse vèdde à scricchi 'nte n'âtru niu
Nu ghe n'é âtre nu ghe n'é / nu ghe n'é âtre nu ghe n'é

(Guardate che bella colomba è abituata a cantare in allegria che io non la debba mai vedere stentare in un altro nido non ce n'è non ce n'è / non ce n'è non ce n'è )

Maribe', io con il ligure scritto - grazie a De Andre', me la cavo. Ma con il ligure cucinato, proprio no: le lasagne in tuo onore le ho preparate. Ma alla sorrentina... che fai, ci vieni lo stesso a cena?:-))


E ora tocca al pesce!

Zuppa di mare ‘nostrum’

Questa è una ricetta semplicissima, delicata e bella a vedersi (se assemblata con un po’ di sentimento, sia chiaro).
Il pesce è quello che si pesca quotidianamente freschissimo nel nostro mare, che nel Monferrato manca da qualche milione d’anni; ma va da sé che dai mari del nord e dal Tirreno giungono al di qua dell’appennino questi due pesci favolosi: màrlùs e anciùa.

Ingredienti per due persone:
due patate
800 grammi di baccalà ammollato (oppure stoccafisso)
1 spicchio d’aglio
4 filetti d’acciuga sotto sale (8 se sott’olio)
rametti di timo
olio evo
pepe nero
vino bianco secco
qualche gambo di prezzemolo
Sale se necessario

Procedimento:
Privare il baccalà (o lo stocco) della pelle e delle lische più grosse, tagliarlo a losanghe, spruzzarlo con vino bianco ed un filo d’olio, peparlo e lasciarlo marinare per circa un’ora.
Scaldare una padella antiaderente, disporvi i pezzi di baccalà, stufare coperchiato a fuoco medio per circa mezz’ora (cinquanta minuti/un’ora in caso di stocco).
Sbucciare le patate, tagliarle a pezzi, metterle in pentola con i gambi di prezzemolo, coprire d’acqua, coperchiare e sobbollire per mezz’ora circa; trascorso tale tempo rimuovere i gambi di prezzemolo e frullare a lungo fino ad ottenere una crema vellutata e salare se necessario, tenere in caldo.
In un polsonetto scaldare due tazzine d’olio evo con i filetti d’acciuga e lo spicchio d’aglio sbucciato e schiacciato con un pugno; cercare di non fare mai friggere l’olio e mescolare finché le acciughe non saranno completamente disfatte. Lasciare riposare un quarto d’ora, rimuovere l’aglio, quindi scaldare pian piano lavorando con una forchetta velocemente per ottenere una crema fine.
Aggiungere poco prima di impiattare le foglioline di timo alla vellutata.
Preparare due piatti fondi tenuti in caldo, aggiungere un mestolo e mezzo di vellutata, disporvi sopra i pezzi di baccalà, infine versare un paio di cucchiai di crema d’acciuga, uno sul baccalà e l’altro sulla vellutata badando un minimo all’estetica; decorare con un piccolo rametto di timo.
Il risultato finale dovrebbe essere simile a quello della foto qui sotto.


Passeggiata digestiva prima di affrontare il dolce:

In collina

Quand'è fiorito il mare da noi
e tutto l'azzurro e il vento e l'odore salino
ci portavano l'estate nel respiro,
e sensazioni e giovani mimose -
e le bocche dei sorrisi e la freschezza grida lontane
spume,
allora con mille parole,col gesto spezzato
come in uno specchio rotto, sulle labbra
le tue dita e la luce hanno sospeso
un bacio, e poi l'hanno lasciato
libero, e le foglie,
e tutto il viale dei pini odorava di quei luoghi.


Pier Luigi Bacchini - Scritture vegetali - Mondadori 1999.



Ora sei pronta per il dolce, vero?

Nutmeg ciocconuts

che non sono uno scioglilingua ma dolcetti poco dolci , molto nocciococcolatosi, proposti con una colata di cioccolato amaro e noce moscata. Li ho trovati a suo tempo tra le schede di Elle.
Chissà che questi, la mia Stelassa Marina che di solito i dolci li fa per gli altri ma non li mangia, non abbia voglia di assaggiarli.

Per 6 persone

150 gr di cioccolato fondente (ho usato del Poulain da pasticceria al 62%)
125 gr di nocciole o mandorle
3 uova
100 gr di miele di acacia
100 gr di panna densa
50 gr di farina
1 noce di burro

per la salsa :
100 gr di cioccolato fondente
noce moscata in quantità

Inizio tostando leggermente le nocciole in padella asciutta e le lascio raffreddare completamente, poi ne trito un po’ per volta con un cucchiaio o due di farina finché non sono polverizzate. La farina serve ad evitare che la frutta secca, oleosa com’è, si impasti e intanto è già bell’e mescolata con le nocciole.
Faccio sciogliere il cioccolato a bagnomaria e lo liscio bene con una spatola.
Separo le uova. Sbatto per prime le chiare a neve fermissima, quindi in un’ altra ciotola i tuorli con il miele finché non diventano chiari. Aggiungo cioccolato fuso e panna e mescolo bene.
Ora inizio ad incorporare un po’ di farina e nocciole, poi un po’ di chiare a neve, alternando e cercando di non smontare la neve.
Verso la miscela in formine imburrate (ho usato una forma da muffin di silicone e ne sono venuti fuori 12 – due a testa ;-) )
Ho infornato in forno preriscaldato a 160° per 15 minuti (qualcuno in più se le forme fossero più grandi). Ho lasciato riposare nella teglia una decina di minuti prima di sformare.

La salsa si prepara facendo scaldare 10 cl d’acqua abbondantemente profumata di noce moscata e mettendovi a sciogliere gli altri 100 gr di cioccolato. Tolgo dal fuoco, lascio riposare un attimo, verifico che la noce moscata sia ben presente sennò ne aggiungo un po’, quindi mescolo con una spatola e verso sui dolcetti.


Dolce e speziato compleanno, Stelassa. Mille auguri e baci

Gli Scribacchini tutti

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22 marzo 2006

Giornata Mondiale dell'Acqua


E' oggi. Una buona occasione per un... sermoncino, ma breve breve :o)
Se qualcuno di voi è molto sensibile c'è arrivato da solo, qualcuno meno sensibile ha avuto bisogno di trascorrere una vacanza in Africa (non in un villaggio turistico) per ricordarsene...
Comunque a chi passa di qui lo dico: chiudiamo il rubinetto, mentre ci laviamo i denti, basta sciacquarsi alla fine; non lasciamo scorrere ettolitri d'acqua quando laviamo i piatti. Eccetera.
Lo so che l'acqua risparmiata non andrà a finire nei villaggi sperduti in cui si devono procurare acqua fangosa a chilometri di distanza portando i secchi sulla testa.
Però facciamolo, dai.

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Risoquiz



Stavolta non vi dico cosa ho fatto, vi mostro solo la foto: gli ingredienti dovete indovinarli voi!
Un aiutino? C'è il riso! ;-)))
Dai, che non è difficile; la soluzione mercoledì sera!

Patt

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Spiluccando a casa d'altri

Il primo, un sogno di primo, anzi due, passo a prenderlo da Berso

Del secondo al momento non ho tanta voglia oppure opterei per un piatto unico vegetariano che può anche fare da ricco contorno o inversamente , vedi il Tian di verdure di Lilizen

Ma che vita sarebbe senza dessert ?

Kat

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Aria fritta

Aria fritta, pardon, al forno, in pentola, insomma...l'aria, quel magico invisibile ingrediente che fa gonfiare le torte e non solo.
A dir vero il magico ingrediente è piuttosto la frusta con annesso olio di gomito, oggi sostituito da aggeggi elettrici di vario tipo. Ma l’aria, ecco, l’aria …


L’aria, si sa, fa seccare tutto (verdura, foglie, mani e faccia e... cose varie).
Quando si tratta di impasti, contro questo inconveniente si lotta coprendo la pasta del pane che sta lievitando (grazie al lievito di birra) con un telo umido perché non faccia la crosta e la pasta frolla e/o affini con una pellicola, o almeno un velo di farina, quando si lasciano a riposare (almeno un oretta, come d’ordinanza) in frigo.
L’aria, nemica del cuoco è anche uno dei suoi più preziosi alleati. Tra gli ingredienti naturali senza i quali cucinare non sarebbe decisamente la stessa cosa direi di mettere l’acqua … il sale e… l’aria.
Ammetto di non averci pensato da sola. Ci sono arrivata da una ricerca fatta per rispondere ad una curiosità espressa a suo tempo da Mariber riguardo alla “sofficità” delle torte, a come si ottiene quando non si usa lievito chimico. La fortuna mi ha portata tra le pagine di uno dei tanti libroni che parlano di trucchi e tecniche di altri tempi. In questo caso una pubblicazione del ramo francofono di Selezione del Reader’s Digest. Nel capitolo cucinereccio, a firma Elisa Vergne, mi hanno molto colpita due pagine dedicate proprio all’aria.
Ho fatto decine di volte la mia mousse al limone feticcio e solo una volta mi è venuta ( sigh sob sgrunt) una schifezza. In occasione di un pranzo in presenza di un cuoco vero, anzi verissimo, a me molto caro...
L’ho fatta decine di volte, sbattendo pazientemente le uova, ottenendo (di solito) risultati spumosissimi ma mai che mi sia venuto in mente (a parte la canzone di De André) che ciò che fa gonfiare quel dessert sono le migliaia di bollicine d’aria introdotte frustando. Che mousse, soufflé, panna montata, uova alla neve, zabaione, meringhe, pan di spagna, senza una frusta e l’aria che il frustare consente di inglobare nell’alimento base sarebbero al massimo creme, frittate, crêpe, cialde secche e bassine.

Vai Demerara (idle), vai a prendere le fruste elettriche di tuo fratello che qua si tratta di montare a neve un bel po’ di chiare ma anche tuorli e panna.
E sbattiamo a lungo finché i tuorli diventano bianchi, le chiare una neve fermissima, con la panna invece stiamo all’occhio, meglio fermarsi prima che diventi burro.
A proposito… Ora si fa per folklore alle sagre paesane ma un tempo in montagna la poca panna che ci si poteva permette di sottrarre alla fabbricazione del burro veniva montata con… un mazzetto di rami di betulla.
In compenso quando sarà il momento di incorporare questa bella schiuma soda agli altri ingredienti della ricetta, trattiamola con delicatezza per non smontarla. Non si può “ mescolare” come al solito. Va davvero “incorporata” avvolgendo le chiare a neve o la panna montata con gli altri ingredienti con una spatola e un gesto da sotto a sopra.


Dicono i pasticcieri che la “neve” migliore non si ottiene con le chiare delle uova di giornata. Le uova di qualche giorno inglobano più aria e in modo più stabile. Valutate voi se si tratta di una preparazione a crudo, tipo mousse al cioccolato che richiede uova freschissime, o cotta che è meno a rischio e tenete comunque conto delle date stampate sul guscio.
Gli stessi pasticcieri insegnano che le chiare d'uovo non montano se messe a contatto con grassi quindi, per esempio, in un recipiente unto ma anche in presenza della benché minima traccia di tuorlo (che è grasso puro) nella ciotola o sulle fruste.
Sottolineano ancora i pasticcieri che la panna da montare ha da essere freddissima così come il recipiente dove la verserete prima di sbatterla. Però, Deme, danno ragione a te quando ti scagli contro l’uso pigro delle fruste elettriche. Le bolle d’aria create dalla frusta della nonna, dicono, sono più piccole e più stabili. Così leggo, traduco e riferisco senza negare o appoggiare. Mai avvicinato il microscopio ad uno zabaione.
Insistono soprattutto, i pasticcieri, sulla necessità di mettere immediatamente in cottura le preparazioni a base di ingredienti “montati”. Un soufflé non aspetta per essere mangiato ma neppure per essere cotto. Si possono preparare tutti gli altri ingredienti e all’ultimo montare le chiare, incorporarle e via veloce nel forno già caldo.

Non dovrà attendere per finire in padella neppure L’Omelette de la Mère Poulard, ovvero di una mitica trattoria del Mont Saint Michel ( frontiera tra Bretagna e Normandia, maree e fede cristiana) di cui avremo occasione di riparlare. Se mi riesce di spadellarla in modo che sia fotografabile ;-) Segue ...
Kat

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21 marzo 2006

Crema pastello che sa un po' di Pastis

Chi si aspettava un dessert rimarrà deluso. Molto deluso. Questa è una semplice crema di verdure. Fin troppo semplice in apparenza, addirittura spartana. E invece il sapore è piacevolmente sottile, persino raffinato. Misteri dei vegetali, pur senza condimenti e panne varie, risulta davvero cremosa.
Se preferite colori più decisi , passate da Kjaretta.
Avvisate invece Graziella di non proseguire nella lettura perché ... finocchi bolliti in vista.



per due porzioni :
la parte bianca di un bel porro
una patata media
due bulbi di finocchina con tanto di barbette verdi
sale alle erbe

Butto il tutto in pentola con due tazze d'acqua, faccio sobollire finché le verdure non siano tenere, mixo in crema, verso nelle scodelle e faccio un ghirigoro con un filo d'olio evo. Stop. Kat

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Tocio light

Non sia mai che lasciamo un'amica in balia del dietologo.


Per due porzioni:
un filetto di persico da 350-400 g (meglio se un po' spessotto)
un porro
una bustina di zafferano
un cucchiaio di olio evo
tre cucchiai di farina di riso (la mia preferita per le impanature, indipendentemente da allergie e intolleranze)
sale alle erbe (ottimo quello della Rapunzel)

Taglio il porro a rondelle alte un dito e il filetto a tocchi rettangolari che infarino. Faccio saltare il porro nel wok o in una padella profonda con l'olio e lo zafferano e cuocio aggiungendo man mano acqua calda (vecchio metodo macrobiotico mai abbandonato). Il pesce viene adagiato in padella sopra i porri ormai quasi teneri, cotto per pochi minuti e girato una sola volta in modo che non si disfi. Una spolverata di prezzemolo e stop. Kat

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20 marzo 2006

Vissaneggiare IO?















Sgrunt... non sia mai!
Piu' che altro, questo we ho santineggiato.... che ve ne pare?
Ganache spumosa al peperoncino, tegoline e composta di fichi secchi al mosto cotto. Il tutto accompagnato da una riduzione di quest'ultimo (ricetta di Maurizio Santin).

Quando poi la finite di prendermi in giro sugli altri blog, FORSE vi racconto di piu'...;-)
Gen

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Filetto di maiale al ginepro con salsa all'arancia

Piatto semplicissimo (anche se il nome cerca di farlo sembrare figo ;-)

Ingredienti:

450 g di filetto di maiale
1 arancia rossa spremuta
1 arancia rossa intera
un cucchiaio di bacche di ginepro (21,5 bacche)
un cucchiaio d’olio evo più un cucchiaino

Taglio il filetto in fette da un centimetro di spessore e le adagio in un contenitore piatto (uso un vecchio stampo da crostate in vetro). Schiaccio grossolanamente e velocemente le bacche di ginepro in un pestello e le spargo sulle fette di maiale. Spremo un’arancia e la verso sul filetto assieme ad un cucchiaio d’olio. Copro con una pellicola e metto in frigo a riposare per un paio d’ore o più.
Ungo una padella con pochissimo olio (un cucchiaino) e lo scaldo; poi vi metto le fette di maiale prelevandole direttamente dalla marinata senza asciugarle. Prelevo anche le bacche con una forchetta e metto anche quelle in padella. Nel frattempo sbuccio e taglio a rondelle l’altra arancia che non è solo decorativa ma ci sta un sacco bene. Faccio cuocere da entrambi i lati, metto nei piatti (meglio se caldi) e salo con estrema parsimonia. Verso la marinata nella padella, deglasso e faccio restringere.La salsa all'arancia è tutta lì.

Attenzione, la cottura è importante per non far venire la carne troppo asciutta. Non fate come me che, nel frattempo, allestivo lo studio fotografico (una sedia, uno sgabello, un tagliere per tener ferma la carta crespa che fa da sfondo e una lampada da tavolo che tende a smontarsi).
Remy

Ps: Berso, nonostante abbia anch’io la macchina fotografica nuova, sto giro non mi è venuto un granchè.

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SONG COLLECTOR MEME - n.9 - Tout est bon dans l'cochon


Questo meme- Ce meme- This meme - Diese meme - Este meme

Tout est bon dans le cochon
Du groin jusqu’au jambon
C’est bon
La ratte et les rognons
La queue en tire-bouchon
C’est bon
Désormais je veux chanter
L’ cochon
Le pâté, le saucisson
Répétons sur cet air polisson
Qui c’est qu’est bon
C’est l’ cochon
C’est bon

Je pourrais dire bien des choses
Sur son talent
Il a la couleur des roses
Sans leur piquant
Et pis quand on a terminé
Les bons morceaux
Reste de quoi faire des souliers
et des pinceaux
Et ça c’est beau
C’est beau, c’est beau

Refrain : Tout est bon …

En ces temps d’ régime allégé
La résistance
Passe par le gobage effréné
D’rillettes du Mans(e)
C’est une drogue, une friandise
A un tel point
Qu’on en planque dans les valises comme Jean Gabin
Ça c’est pas bien, faut pas l’faire

Refrain

Couplet philosophique ( de base) :

Le cochon est tellement sage
Qu’en son honneur
Je vous délivre un message
Qui vient du coeur
Battons nous pour les droits de l’homme
Avec raison
Puisqu’ on dit souvent
Qu’les hommes sont des cochons

Refrain

( En imitant Gabin) Ouh, là mon p tit gars j’vais t’dire : qui c’est qu’est bon, c’est l’cochon

Juliette ( Noureddine) - Rideau rouge 1995


Nulla si scarta del porcello
dal grugno al culatello
fino al più umile budello
Rognone, codino o milza
Tutto s’infilza
Il porcello canterò
Paté, salame, cotica e fricandò
di celebrare mai mi pentirò

Potrei dire mille cose
Di quel portento
Che ha il colore delle rose
ma non l’armamento
E quando si è dato fondo
ai più succulenti bocconi
Ancor offre a tutto tondo
i pennelli e gli scarponi

Ritornello : Nulla si scarta …

In questi tempi votati alla magrezza
rischia la gogna
chi osa parlar di sugna
Ma noi scenderemo in piazza
Faremo un girotondo di salsiccia e salamelle
e brandendo lonze, stinchi e puntarelle
grideremo Grasso è bello
in onore del porcello

Ritornello filosofico (di base)

Il suino è così saggio
che vi mando in suo onore
questo accorato messaggio
Combattiamo con ardore
per i diritto dell’uomo
visto che ora e sempre vale
il detto che in ogni uomo
alberga un gran maiale

Nota della traduttrice traditrice- La battuta finale " Te lo dico io, ragazzo, cos'è buono. Il maiale!", da pronunciarsi imitando Jean Gabin richiede prima la visione del film di Claude Autant-Lara La traversée de Paris (1956) con Gabin e Bourvil e...un maiale della borsa nera nelle pesanti valigie che entrambi trasportano - Kat

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19 marzo 2006

La zuppa della Domenica


Semplicissima, gustosissima, se gli ingredienti sono all'altezza, della Domenica perchè, per farla come si deve, richiede un po' di tempo.
Si tratta della tipica zuppa di Valpelline, villaggio situato a metà della vallata del Gran San Bernardo. La ritrovate in tante versioni (in base al formaggio usato) in molte zone di montagna d'Europa. Adattatela alle vostre esigenze, ma almeno una volta nella vita, provate a farla proprio così. Magari col beurro colò, il burro chiarificato colato nei barattoli di vetro, per poterlo conservare a lungo come usavano fare le nostre nonne in molte zone alpine o semplicemente agricole.
Trovo più ragionevole proporlo come robusto piatto unico che come primo.
Ingredienti per 4 porzioni
3 etti di pane raffermo (nero per tradizione, bianco ormai in casa di molti)
3 etti di Fontina
1 etto di burro
1 piccola verza verde
Per il brodo: pollo - manzo - sedano - carota - cipolla - salvia - alloro - (santoreggia)
Preparazione da iniziare preferibilmente il giorno prima, se volete sgrassare il brodo. Intanto il pane raggiunge la giusta "secchezza". Per tradizione, se nero dev'essere di almeno 3 giorni.
Mettete in un pentolone tutte le carni, le verdure (tranne il cavolo) e le erbe aromatiche. Coprite d'acqua fredda. Portate a bollore e cucinate per ore e ore e ore e ore. Salate solo alla fine. Io aggiungo il cavolo dopo 2 ore di cottura e poi lascio sobollire un altra ora. Sarà necessario aggiungere man mano acqua calda. Se volete sgrassare il brodo, mettete la pentola in un posto fresco, anche sul balcone, e lasciate il tempo al grasso di affiorare. Poi asportatelo e filtrate il brodo.
In una teglia rettangolare con bordi alti, disponete fette di pane, fontina a dadini, cavolo, pane, fontina, cavolo. L'ultimo strato è di fontina.
La teglia NON DEV'ESSERE PIENA perché il pane, assorbendo il brodo, si gonfierà parecchio. Spolverizzate (prudentemente) di cannella o di 4 spezie o meglio ancora di "Droga La saporita" Via delle Indie (ex Bertolini). Fate sciogliere il burro in un pentolino e spargetelo equamente sulla teglia.
Ora versate il brodo. Quanto? Quanto ne tira il pane. Non deve sguazzare. In compenso una forchetta deve piantarsi facilmente fino in fondo alla teglia. Lasciate riposare fino all'indomani mattina. Infornate, a calore medio, per un'ora. Poi sotto al grill, per gratinare. Servire caldo ma non rovente.
Kat
Ps, per esigenze di conservazione, a meno che non faccia davvero freddo sul vostro balcone, mettete pentola e teglia in frigo prima possibile per abbattere velocemente la temperatura (gli chef lo chiamano cook and chill). E' indispensabile.

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18 marzo 2006

Ci siamo anche noi


Gli scribacchini augurano un buon soggiorno in patria ad un’amica di passaggio.

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7 utensiloni

Si mormora che sia stata Kjaretta a far circolare questo Meme. Sul momento mi sono detto -o mamma! un'altro? e io cosa ci metto? - e intanto che ci pensavo ho rivisto molti piatti che ho cucinato, molti gesti titubanti che diventano sempre più sicuri (seee). Insomma, un bel modo per rivivere il mio rapporto con la cucina e per riattizzare la passione. Però, se continuiamo a fare un meme dietro l'altro, ci ridurremo a dover andare a mangiare al fastfud.

Se proprio ci tenete metto anche la didascalia alla foto.

Ciotola per fare il lievitino
Dosatore che uso anche per fare intiepidire l'acqua sul termosifone.
Cucchiaio di legno per rivoltare la carne quando la rosolo (questo è quasi nuovo perché li dimentico sovente appoggiati alla padella)
Frusta per la bechamel e per il mio sinora unico esperimento di pasticceria.
Coltello professionale per sbucciare l'aglio.
Spatola da panettiere per dar forma a pagnotte, grissini e taralli.
Un ombra per farmi coraggio (l'ombra è virtuale perchè, fuori pasto, non bevo mai, se sono da solo).
Remy

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Altri 7, più piccini


Dunque dunque, oltre all'irrinunciabile già citatissimo rigalimoni, il mio corredo del cuore comprende (da sinistra)
una "maryse", nome francese della spatola lustra ciotole
il cucchiaio forato di plastica inodore (per girare le creme)
la mia adorata pinza di legno ( facilmente reperibile in Francia e Germania, in origine adibita a pescare i cetrioloni dal barattolo) per recuperare le fette di pane che si incastrano nel tostapane senza rischiare di rimanere fulminata
uno spelucchino ( anche quello francese, un autentico rasoio, versione per cuochi del famoso Opinel)
un pennello da pasticciere
una pinza da bucato fruttosa riciclata nella chiusura dei 2647 sacchetti di risofarinapastinasemolinozuccherofecolaspeziecacao sparse in dispensa
un vasetto di yogurt per dosare 99% delle mie ricette da forno
e, al centro, guest star irrininciabile, un tappogatto regalatomi da Muffa/Monica.
Kat

E, adesso, a chi tocca?

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Uno di troppo


Da anni cerco di farglielo buttare, ma mamma è affezionata in modo morboso a questo cucchiaio di legno. Il massimo che sono riuscita ad ottenere è che se ne serva quando cucina solo per sè che (spero) ormai ha gli anticorpi per i germi annidati nelle crepe. Ci deve essere qualcosa di freudiano in questa faccenda perchè, peraltro, la ragazza è molto attenta.
Kat

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Muffins ricotta e ricotta


Questa ci sembrava la giornata giusta per infornare un po' di muffins. Come di consueto abbiamo fatto una cappatina da Clea e adocchiato questi.
No che non vi diciamo come sono. Andate a vederli e annusarli e se vi piacciono e serve la traduzione, bussate di nuovo qui.
No che non ci siamo scoraggiati, mica siamo qui per competere. Del perché siamo qui si riparlerà, se vi va ...
Ci siamo lanciati in una dei nostri sport favoriti, il ribaltamento delle ricette altrui.
Abbiamo preso quella dei sublimi muffin ricotta e limone, sempre di Clea e li abbiamo infornati in versione salata.

Per 9-10 muffin, anche 12 se piccoli
200 g di farina di kamut ( un po' per necessità e parecchio perché sa di nocciola)
1 cucchiaino di lievito (oppure metà cremor tartaro, metà bicarbonato)
50- 70 ml di olio evo
1 uovo
150 g di ricotta ( oppure, se piace, formaggio fresco di capra, tipo Petit Billy)
4-6 cucchiai di latte (che vanno a compensare l'assenza del succo di limone)
4 cucchiaioni di ricotta salata grattugiata (oppure, trovandolo, formaggio di capra stagionato)
noce moscata in quantità (oppure erba cipollina oppure quello che vi garba)

Il metodo è quello consueto per i muffins, si mescolano gli elementi secchi ( farina, lievito, formaggio grattugiato) da una parte e quelli umidi (uovo, ricotta, latte e olio) dall'altra, quindi si aggiunge il secco all' umido senza insistere tanto a mescolare.
Versato l'impasto negli stampini, si mette in forno.
20-25 minuti a 180°
Kat e Remy

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17 marzo 2006

Evviva! Evviva! Evviva!

Cos'avrà Kat da agitarsi tanto, direte voi. L'attualità non brilla per eventi entusiasmanti, la primavera stenta... E allora ? Kat è felice di aver scoperto che la simpatica Melissa Cookingdiva ha vinto "l'oscar" del miglior blog d'America Latina ai Weblogs awards 2006. E questa è davvero una bella notizia, bella e gustosa. Ragazza, siamo maledettamente fiere di te, ecco!

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Contando le e di pecore

Poesia anche oggi. Per il cibo ci risentiamo più tardi




La pecora bruna 

E' la prima aggredita dal lampo e dal lupo,
lo scherzo di mala fortuna che guasta il colore uniforme
del bianco di gregge.
Il giorno la scaccia, la notte l'accoglie
nel buio d'acqua ragia che scioglie colore e contorno
e fa che assomigli alle altre.
La notte è più giusta del giorno.
In faccia al pericolo il grido più limpido è il suo,
sul ghiaccio dell'alba la traccia è battuta da lei.
Dove scorre il confine, lei sola rasenta la siepe di more,
e chi si è smarrito si tiene al di qua della pecora bruna,
che fa da frontiera alla vita veloce, feroce, che tregua non dà
.

Erri De Luca - Sola andata - Feltrinelli 2005

Il nostro piccolo gregge è stato scolpito da Cesare Marguerettaz, scultore valdostano specializzato in giocattoli tradizionali. Da anni combatte contro l'abitudine moderna di farli di noce. Un tempo nessuno si sarebbe sognato di usare legno pregiato per un balocco. Quando il soggetto è una pecora, imporre legno "bianco" è più facile e noi proprio così le volevamo e questo ha rafforzato la simpatia fra di noi.
Quando ci ha telefonato dicendo testualmente "Il gregge è pronto a demonticare, venite a prenderlo", siamo saliti fino a casa sua a Oveillan, una frazione di Sarre che sta in cima, ma proprio in cima alla collina.
Lui incarta delicatamente ogni pecora poi dice sornione :
- Non vi sembra che manchi qualcosa?
- Il pastore? suggerisce Remy.
- Un cane? propongo io.
Le proviamo tutte finché...
- No, no, manca ... questa!
E tira fuori dalla tasca del gilet una pecora bruna, non più grande di uno zoccolo da bambino e ce la regala.
Merci Cesare !
Kat

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16 marzo 2006

SONGS COLLECTOR - MEME - n. 8 'A çimma


Questo meme- Ce meme- This meme - Diese meme - Este meme

Ancora De André. A mio avviso la più bella delle sue canzoni in genovese.
Si, d'accordo c'è Creuza de ma, però la poesia de ' A çimma...
Eppoi mi torna in mente la mia tata Maria che aveva tradotto baby sitter in bâscita.
Dedicata a tutti cuochi, anche a quelli un po' via di testa che pare siano in maggioranza, ma anche un po' alle streghe, che via di testa non sono mai. Kat

' A çimma

Ti t'adesciâe 'nsce l'éndegu du matin
ch'á luxe a l'à 'n pé 'n tèra e l'átrù i mà
ti t'ammiâe a ou spégiu de 'n tianin
ou çé ou s'amnià a ou spegiu dâ ruzà
ti mettiâe ou brûggu réddenu'nte 'n cantùn
che se d'â cappa a sgûggia 'n cuxin-a á stria
a xeûa de cuntà 'e págge che ghe sun
'a çimma a l'è za pinn-a a l'è za cûxia

Çé serén tèra scûa
carne ténia nu fâte néigra
nu turnâ dûa

Bell'oueggé strapunta de tûttu bun
prima de battezálu 'ntou prebuggiun
cun dui aguggiuîn dritu 'n púnta de pé
da súrvia 'n zû fitu ti 'a punziggè
àia de lûn-a végia de ciaêu de négia
ch'ou cégu ou pèrde 'a testa l'âse ou senté
oudú de mà miscióu de pèrsa légia
cos'âtru fâ cos'âtru dàghe a ou çé

Çé serén tèra scûa
carne ténia nu fâte néigra
nu turnâ dûa
e 'nt'ou núme de Maria
tûtti diaì de sta pûgnatta
anène via

Poi vegnan a pigiàtela i câmé
te lascian tûttu ou fûmmu dou toêu mesté
tucca a ou fantin à prima coutelà
mangè mangè nu séi chi ve mangià

Çé serén tèra scûa
carne ténia nu fâte néigra
nu turnâ dûa
e 'nt'ou núme de Maria
tûtti diaì de sta pûgnatta
anène via

Fabrizio De André - Ivano Fossati - Le nuvole - Ricordi 1990

Ti sveglierai sull'indaco del mattino
quando la luce ha un piede in terra e l'altro in mare
ti guarderai allo specchio di un tegamino
il cielo si guarderà alla specchio della rugiada
metterai la scopa dritta in un angolo
che se dalla cappa scivola in cucina la strega
a forza di contare le paglie che ci sono
la cima è già piena è già cucita

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura

Bel guanciale materasso di ogni ben di dio
prima battezzarla nelle erbe aromatiche
con due grossi aghi dritto in punta di piedi
da sopra a sotto svelto la pungerai
aria di luna vecchia e chiarore di nebbia
che il chierico perde la testa e l'asino il sentiero
odore di mare mescolato a maggiorana leggera
cos'altro fare cos'altro dare al cielo

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via

Poi vengono a prenderla i camerieri
ti lasciano tutto il fumo del tuo mestiere
tocca allo scapolo la prima coltellata
mangiate mangiate non sapete chi vi mangerà

Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via

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Rollopollo namber tù



Siccome che oggi al supermercato ci avevano un mezzo pollo di quelli che di cognome fanno busto che mi ha fatto tanta pena e l'ho portato a casa ma poi mi ingombrava, ho pensato bene di metterci dentro la buccia di un arancia bio, legarlo stretto, ammollarlo un' oretta nel succo dell'arancia e cuocerlo una ventina di minuti al vapore e poi lo abbiamo terminato con più gusto del namber uàn. Kat

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15 marzo 2006

Ancora utensili


Quando si dice affinità ... :-) Remy parla di opinel e io stavo per postare questo robo qua. È per la pargola, ma quando l'ho preso pensavo al nostro amato ogb! ;-)))

Patt

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Partiamo dagli utensili

Opinel effilé
E' un coltello prodotto in montagna che però è nato apposta per rispondere alle esigenze dei pescatori ed è ottimo per sfilettare il pesce. Io però lo uso per tagliare il mio amato lardo di Arnad.
Notare come rispetto agli Opinel classici, abbia la lama molto più lunga e sottile. Da chiuso è facilmente riconoscibile perchè ha il manico incurvato in giù. E' reperibile in diverse misure; il nostro ha una lama da 15 cm. Unico difetto, non perdona chi non chiude la ghiera di sicurezza.
Remy

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Mai buttar via le spine del pesce, dopo averlo sfilettato...
















Ricordatevi di fare un fumetto, anche voi lassu' tra le montagne e valli d'or, e magari, cuoceteci la pasta negli ultimi cinque minuti, come il questo caso. Il gusto ne guadagna assaje e voi avrete mangiato un vero piatto di pasta ALLA SPIGOLA e non un piatto di pasta CON SPIGOLA. Due cose diverse, ne converrete.

Detto questo, parliamo di un po' di fumetto? Lo fate voi? Se si'... come?
---
gen

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Bucaneve

No, non i biscotti della nonnina: i fiorellini che ieri sera, tornando dal lavoro, mi hanno detto che forse l'inverno è finito!



Patt

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La Mia Prima Volta

Eh, si. Da tanto tempo sentivo le altre parlarne in toni sognanti, leggevo i loro racconti intriganti, ma non osavo. No, no. Titubavo. E se poi non so come fare? Ahimé ...
Poi ho trovato quel che faceva al caso mio, e senza più indugi mi sono lanciata.
Ho seguito i consigli dell'amiKa più esperta e tutto è andato bene. Benissimo. Anzi: buonissimo!
Ecco qui il resoconto dettagliato della mia prima volta con lo zenzero! :-)))


Ingredienti (per un esperimento mododose):

gr 80 di riso
gr 150 di petto di pollo
una noce di burro (meglio: due)
un cucchiaino di curry in polvere
un centimetro di radice di zenzero
una cipolla piccola
mezzo dado
un bicchierino di marsala secco
sale
gr 200 di acqua bollente

Tritare la cipolla e lo zenzero e dividerli in due parti circa uguali. Tagliare il petto di pollo a striscioline.
In una pentola, meglio se di terracotta, sciogliere una noce di burro e farvi appassire metà della cipolla con metà dello zenzero. Unire il riso e, sempre mescolando, farlo insaporire per due- tre minuti, quindi aggiungere mezzo cucchiaino di curry, il mezzo dado e coprire con l'acqua bollente. Mettere il coperchio e lasciar cuocere a fuoco moderato (oppure in forno a 200°) per 20 minuti. Io mi sono dimenticata di mettere il timer, così il riso si è un tantinello scotto, ma pazienza.
In una padella sciogliere l'altra noce di burro e soffriggere l'altra metà di cipolla e zenzero, insieme alle striscioline di pollo. Quando il tutto è ben colorito, mettere l'altro mezzo cucchiaino di curry e bagnare con il marsala. Aggiustare di sale.
Nel frattempo si dovrebbe essere cotto anche il riso, regolare di sale anche lui, sgranarlo con la forchetta poi versarvi sopra il pollo con tutto il suo sughetto.

A me è piaciuto un sacco, spero anche a voi! :-)

Patt

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