26 febbraio 2011

La Torta dello stretching


Questa torta è nata in palestra, sì sì davvero. Il mio gruppo cerca di sciogliere articolazioni e vertebre riluttanti o di ritrovare e mantenere una funzionalità compromessa da qualche incidente o intervento e, visto che lavorando prevalentemente al suolo non c'è da sudare e raramente da farsi venire il fiatone, ogni tanto si chiacchiera anche un po', possibilmente non delle nostre magagne. Così può capitare di adattare in gruppo la Torta semi light della Signora Poux  portata da assaggiare allo staff alla lezione precedente.
Domanda della fisioterapista tra un "giù le spalle", "in neutro il bacino", "a martello il piede" : come si può fare per rendere l'impasto più accogliente per le mele?
Qui devo ammettere che la ragazza ha occhio per scovare il punto debole delle ricette (oppure aveva provato a fare quella torta la sera stessa del primo assaggio ? ;-)
E' vero, in cottura, lievitando, l'impasto finisce con inglobare le mele ma a crudo vanno un po' per conto loro e s'ha da spiaccicare l'insieme nella teglia con decisione.
Poche modifiche ma decisive:
- mele grattugiate (con la grattugia a fori più grossi che avete) anziché a pezzetti
- aggiunta di una carota, grattugiata pure lei
- dieci minuti di cottura in più per compensare la maggiore umidità dell'impasto (mele e carote grattugiate cedono succo)
Il risultato è un impasto più facile da amalgamare e una torta più omogenea pur rimanendo bella rustica, che si può mangiare senza piattino e dovrebbe adattarsi bene a un formato merendina e soprattutto una consistenza molto più soffice.
Già che c'ero ho provato a usare solo farina di kamut per accontentare chi non va d'accordo con il frumento e penso che d'ora in poi farò sempre così.
Grazie Francesca ;-) Kat

Etichette:

COMMENTI (6)

invia a un amico

20 febbraio 2011

Disturbo?

Davvero, non vorrei disturbare... però la giornata era uggiosa, le ossa doloranti e i pensieri decisamente storti così ho pensato bene di iniziare a sperimentare i dolcetti quasi light della Signora Pooh  cominciando da questo...


La Signora Pooh che ci ha deliziati questa volta non è quella che incontrerete ne La daga nel loden di Lella Costa. A dir vero, di cognome fa Poux. Si si, come hibou, chou, caillou, genou, pou (che in francese antico sta per gallo, insomma il maschio della poule,  in francese moderno è decisamente meglio se non ve lo dico) al plurale vuole la x. Naaa, mica per ricordarvi che sono francese e guardarvi dall'alto ridacchiando mentre l'Italia va a ramengo. Le tasse le pago qua e l'aria che respiro è la stessa vostra e la nausea viene anche a me. Senza contare che, in teoria, la vostra Costituzione è più bella della mia.
Magari, iniziassimo tutti insieme a difenderla e a farla applicare!
Pardon, stavo dicendo della Signora Poux. Cara ragazza questa Julie e ragazza decisamente in gamba la sua editrice Raphaële Vidaling (Tana éditions). Ho trovato il volumetto C'est du gâteau in biblioteca. Ah, la NOSTRA biblioteca... ! Scusate, mi scappa una  doppia breve parentesi:
- ad Aosta andiamo molto fieri della nostra Biblioteca Regionale. Venite a vedere e capirete perché. Ovviamente gli scaffali che amo di più sono quelli, ovviamente bilingui, dedicati alla cucina ;-)
- c'est du gâteau che tradotto letteralmente significa è torta ha qui un doppio senso molto diffuso  ovvero é facilissimo. Dai francesi sentirete usare questa espressione in tutte le salse.  Ascoltare per credere, sono capacissimi di definire du gâteau una gita sci-alpinistica!
Ops, mi sono di nuovo allontanata dalla buonissima torta quasi light della Signora Poux.
La cara Julie è golosa ma, da persona normale qual'è, se mangia molti dolci ingrassa. Rinunciare sarebbe troppo. Alternare fasi dolci e fasi di penitenza fa malissimo sia alla salute che alla linea. La soluzione di Julie Poux è semplice, torte piccine poco dolci e poco grasse. Buone però. E facili, lo giuro. C'est du gâteau !


Per 8 belle porzioni di Torta di mele, uvetta (e rum se non ci sono bimbi) servono :

- 500 g di mele (due belle grandi)
- 100 g di uvetta
- 7,5 cl di rum (oppure di té se preparate la torta per dei bambini)
- 8 cl di olio (qui extra vergine d'oliva ma per i dolci di solito si usa quello di riso o di arachidi, più neutro)
- 350 g di farina
- 150 g di zucchero di canna + una bella cucchiaiata
- 2 uova grandi
- 1 cucchiaino e mezzo di lievito ( oppure 1 cucchiaino di cremor tartaro e una punta di cucchiaino di bicarbonato)
- 1 cucchiaio di aceto
- 1 cucchiaino di cannella
- un pizzicone di sale
- mandorle a scaglie (facoltativo ma delizioso)

Mentre il forno si riscalda fino a 180°, sciacquate l'uvetta e mettetela in ammollo nel rum intiepidito.
In una ciotola versate farina/zucchero/sale/cannella e lievito mescolando bene per eliminare eventuali grumi. In un'altra sbattete le uova con l'olio e l'aceto.
Sbucciate ora le mele e tagliatele a dadini. Volendo si possono aggiungere all'uvetta nel  rum così non si scuriscono.
Versate uova e olio nella ciotola della farina, mescolate bene quindi unite le mele, l'uvetta e il rum incorporando il tutto con cura.
Sistemate l'impasto in una teglia (foderata di carta forno se non è di silicone) da 22-24 cm, polverizzate di zucchero e, volendo, di mandorle a scaglie e infornate per circa 30 minuti.
Fate la prova stecchino che deve uscire asciutto. Sformate la torta con delicatezza e lasciatela raffreddare su una griglia. Diciamo che basta aspettare che non sia più rovente, da tiepida è buonissima... Però, se avvolta in carta forno una volta ben fredda, l'indomani  è  persino più gustosa.

Che dite, continuo a sperimentare le tortine della Signora Poux ?
Kat

P.S. : Qui la versione più soffice con mele grattugiate 

Etichette:

COMMENTI (15)

invia a un amico

05 febbraio 2011

Lonza indignata. E liberiamoci del maiale !



Aderiamo più che volentieri all'inziativa lanciata da Merendasinoira e Kemikonti.       
Al maiale, quello vero, vogliamo molto bene, tant'è che gli rendiamo grazia ogni qualvolta ci capita di metterlo in pentola.  A chi sta  trasformando l'Italia in una porcilaia (e non è mica da solo, da 16 anni a questa parte lo stanno aiutando in parecchi e con grande costanza) diciamo BASTA!    E diciamo basta anche a chi si è lasciato intossicare da un ventennio di TV spazzatura. Ricominciamo a leggere libri e giornali in cerca dei molti tasselli della verità, guardiamoci intorno, contiamo gli amici senza lavoro, i ragazzi e le ragazze che non sono disposti a tutto  per sbarcare il lunario. E magari anche quelli che lo sono. Non tagliamo fuori nessuno!
Guardiamoci in faccia e già che ci siamo annusiamoci anche. Forse siamo ancora in tempo.



Intanto, per profumare un po' l'aria abbiamo spadellato una Lonza Indignata, aggiungendo un bel po' di peperoncino a una ricetta di Ken Hom che già prevedeva parecchi cipollotti. 
Il maiale va tagliato a straccetti e fatto marinare una quindicina di minuti con due cucchiai di vino di riso o sherry secco (noi abbiamo usato la slurposa miscela di aceto che ci accompagna ogni giorno = un terzo di aceto di Xeres, un terzo di aceto di vino rosso di produzione casalinga e un terzo di aceto balsamico) due cucchiai di olio di sesamo, due di salsa di soia (chiara nella ricetta, scura a casa nostra) e un cucchiaino di Maizena.
Si posa sul fuoco un wok o un saltapasta, si fa arroventare, vi si versano due cucchiai d'olio di arachidi e si fa saltare la carne un paio di minuti finché non sia dorata quindi si mette da parte e, aggiungendo altro poco olio e un cucchiaino di zucchero scuro, si spadellano a fuoco più dolce i cipollotti tagliati a fischietti e  il peperoncino fresco affettato fine (che però, volendo, si può aggiungere crudo alla fine). Quando le verdure iniziano ad intenerirsi porre nuovamente il maiale in padella il tempo di scaldarlo ben bene.  Salare a piacere (tenendo conto della salsa di soia della marinata) e servire subito.

Etichette:

COMMENTI (14)

invia a un amico