24 maggio 2010

Biscotti croccanti all'avena per bimbi pazienti

Torino, domenica mattina. Gli amici sono arrivati da Est a sorpresa e siamo scesi a valle a raggiungerli.
Si avvicinava mezzogiorno e noi grandi non ne finivamo più di osservare le bacheche del giustamente famoso Museo Egizio. Qualcuno (che delle mummie sapeva più di noi) iniziava ad avere anche un po' di appetito... ;-) A dir vero anche noi grandi!
E allora via a recuperare il picnic in auto, con l'aggiunta di un po' di autentici rubatà (grissini torinesi stirati) trovati in una panetteria di via Po miracolosamente aperta. Ebbene sì, nei periodi di ostensione della Sindone sono aperti di domenica persino i negozi di Torino!!!
E via dalla pazza folla! Facile quando si conosce un po' i dintorni di Piazza Vittorio. Basta cercare l'ombra, la calma e le panchine di Piazza Maria Teresa. Secoli or sono lavoravo in zona. Per me è stato quasi un pellegrinaggio.
Ma dicevamo del picnic. Nulla di strabiliante. Muffin mediterranei che anni di abitudine mi consentono ormai di fare col pilota automatico, una mezza tometta valdostana privata della crosta e tagliata a bastoncini (che con i rubatà è andata a nozze) e biscotti croccanti all'avena, anche quelli infornati di corsa tra il trapianto di 116 porri e l'ultimo concerto della stagione culturale.
Ho trovato questi magici biscotti nella rubrica Vite fait bien fait (presto fatto e ben fatto) della rivista Cuisine et Vins de France di aprile-maggio. In partenza volevo solo verificare che si potessero davvero fare in 30 minuti, cottura compresa come dichiarato nella ricetta.
Confermo, dal momento in cui vi viene l'idea a quello in cui li metterete sulla griglia a raffreddare, massimo 30 minuti. Aspettare che si freddino per addentarli è un tormento ma vale la pena. Dalla prima prova li ho fatti e rifatti e li amo sempre più.
Se vi viene voglia di diminuire le dosi di burro e zucchero tenete conto che un po' le ho già ridotte e rimaneggiate io.

Per una dozzina di biscottoni servono :
- 80/90 g di burro
- 60/70 g di zucchero
- un cucchiaio di miele
- 120 g di farina
- 60 g di fiocchi d'avena, meglio se piccoli
- un pizzico di sale
- mezzo cucchiaino di bicarbonato
e, se vi piace anche in estate, un mezzo cucchiaino o più di cannella.

Innanzi tutto si accende il forno. 180°.
Quindi si mette il burro in un pentolino su fuoco bassissimo, si aggiungono burro e miele e si mescola finché il burro non sia sciolto.
Mentre si intiepidisce un po' si mescola in una terrina la farina, i fiocchi d'avena, il pizzico di sale, (la cannella) e il bicarbonato.
Si versa il contenuto del pentolino nella terrina, si mescola bene con un cucchiaio e di divide l'impasto in porzioni della taglia di un piccolo uovo premendole bene tra le mani.
Si adagiano le palline sulla placca coperta di carta forno e si schiacciano con le dita tenendo conto che cuocendo cresceranno un bel po'.
A condizione di infornarli subito. Se li fate aspettare troppo, il bicarbonato, risvegliato dall'acidità del miele, avrà già lavorato e perso forza. Quindi, preparate pure gli ingredienti in anticipo ma mescolate burro fuso, miele e zucchero con farina, fiocchi e bicarbonato solo all'ultimo.
In forno per una quindicina di minuti tenendoli d'occhio perché in presenza di miele i dolci tendono a scurire molto in fretta. Una volta sfornati conviene aspettare due o tre minuti prima di spostarli dalla teglia. Da freddi sono belli croccanti ma da caldi si possono sbriciolare.
Ben chiusi in una scatola di latta si conservano diversi giorni.
(Ptah!!!)
Kat

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21 maggio 2010

Sfida all'ultima insalata di spinaci

Ormai gli spinaci da insalata (foglia liscia, teneri e già lavati, banco frigo delle insalate pronte al supermercato) si trovano tutto l'anno. Qualche giorno fa LaGaia ne ha fatto un pranzo leggero di fine inverno, noi (sperando che la tregua climatica regga) li abbiamo voluti interpretare in modo più fresco.
Servono :
- una confezioni di spinacini
- mezza mela granny
- una piccola confezione di champignons molto sodi ( meglio ancora se cremini)
- mezzo avocado maturo ma sodo
- un cuore di sedano
- due fettine di petto di pollo marinato nel limone e saltato in padella
- vinaigrette all'arancia ( senape, sale , succo d'arancia, olio e.v.o.) oppure dressing greco allo yogurt.

Il pollo si sfilaccia. L'avocado e il sedano si tagliano a dadini, la mela verde e i champi a fette sottilissime, questi ultimi due il più tardi possibile perché non si ossidino. Si adagia il tutto su un letto di spinaci, si condisce e ci si ricorda di masticare.
Piaciuto. Anche all'amica venuta a pranzare di corsa.
Kat

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17 maggio 2010

Tutta colpa di quel campo

A Castel Raniero, tra un aia e l'altra, tra un gruppo folk e l'altro, la campagna si estende rigogliosa e ondulata. E ovviamente, quest'anno, verdissima!
Tra un aia e l'altra, tra un gruppo folk e l'altro, tra molte vigne e altrettanti frutteti, lo sguardo si è perso in un immenso campo di fave, così bello da lasciarci una voglia da soddisfare.
Al ritorno a casa però, una volta liberate dai bacelli, le fave trovate dal verduriere erano già un po' troppo grandi per farne l' uso delicato che avevamo in mente. Una parte è finita nella Garmugia e le altre in un paio di fondine di penne integrali risottate nel brodo di fave sottolineate da un zic di erba cipollina e, volendo, da straccetti di prosciutto crudo.

Per due porzioni :
- una scodella di fave pazientemente spogliate del loro bel vestitino aderente
- due etti di penne di semola di grano duro integrale (trovate in offerta al discount ma prodotte da Rummo e desisamente buone)
- santoreggia, in tedesco "erba dei fagioli" perché aiuta a digerire i legumi
- una foglia d' alloro
- sale alle erbe
- erba cipollina (meglio se fresca)
- uno spicchio d'aglio
(- mezza fetta un po' spessa di prosciutto crudo)
- olio e.v.o.

Le fave sono state messe in pentola a pressione con due dita d'acqua e fatte cuocere dieci minuti dal sibilo con tre rametti di santoreggia e una foglia d'alloro.
Nella stessa pentola, aperta dopo aver fatto ricadere il vapore facendole scorrere sopra acqua fredda dal rubinetto, abbiamo buttato le penne. A parte c'era una pentola di acqua bollente dalla quale prevelarne un mestolo o due alla volta man mano che le penne l'assorbivano.
Intanto l'aglio, aperto in due per togliere il germe, rosolava piano in padella con un po' d'olio evo.
Il prosciutto, tagliato a listarelle, ha raggiunto l'aglio un paio di minuti prima che la pasta arrivasse a cottura. Pasta che non va scolata. Girandola con delicatezza le si fa assorbire tutto il liquido necessario per portarla a cottura, aggiustando di sale verso la fine.
Una veloce spadellata , un po' di erba cipollina sminuzzata e stop. La cremosità delle fave ormai disfatte avvolge il tutto senza bisogno di aggiungere altro. Beh, sì, un filo di olio evo a crudo e, volendo, pepe nero macinato al momento. O peperoncino se lo preferite.
Piaciuto molto!

Kat e Remy

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11 maggio 2010

Musi di gatto e Zuppa pitocca

Moure de cat, muso di gatto, così i provenzali chiamano gli ultimi piccolissimi carciofi. I loro non hanno però le spine. Sono minuscole mammole più viola che verdi.
Sarò masochista ma preferisco i nostri, spinosissimi e saporitissimi. Ora che si comprano al chilo è arrivato per noi il momento di preparare la deliziosa zuppa di Gloria/Buste a sorpresa.

Per chi come me va volentieri in cerca degli ultimi asparagi, anche se bruttarelli, degli ultimi carciofi, anche se strappati malamente dalla pianta, e non vede l'ora di nobilitarli mescolandoli con una manciata di primizie, la sua Garmugia è stata una fantastica scoperta. Sì, ancora una zuppa, ma che zuppa! Pancetta, cipollotti, (carne trita, che noi abbiamo volutamente scordato), asparagi, carciofi, fave e piselli (questi ultimi da noi sostituiti con zucchine) si sposano in modo fantastico.

Il clima peraltro si presta, uh se si presta :-(
Per prima cosa avremmo però dovuto parlare del muso che aveva messo sù la gatta di casa per essere stata lasciata sola durante i tre giorni che abbiamo trascorso a Castel Raniero di Faenza al Festival Musica nelle aie a seguito degli amici musicisti. Siamo tornati stanchissimi ma felicissimi sia di aver finalmente incontrato Silvia/ Moglie da una vita sia per aver scoperto che esistono eventi che riescono ad essere simpaticamente ruspanti pur risultando organizzati in maniera ineccepibile. Tanto di cappello e arrivederci alla prima occasione! Intanto, pian piano, qui, si cercherà di raccontare e di obbligare gli amici musicisti a raccontare.
Così, tanto per far scorrere più in fretta il tempo prima di poterci tornare :-)
Kat


P.S. : ebbene sì, cicciotta sono, parecchio, anche le mani ;-)

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07 maggio 2010

Noi si va...

...a Faenza a far festa a Musica nelle Aie. I 200 volontari che stanno lavorando per la riuscita di questa manifestazione presentano così la parte musica e non c'è solo quello :-)
Se leggete tutto, ma proprio tutto, scoprirete come trovarci :-P



… pentole sul fuoco, tavola apparecchiata, vestito della festa, porte e finestre spalancate per far entrare tutti, per farsi sentire da tutti.


Venerdì 7 maggio, ore 21.00: Roberto Durkovic e Fantasisti del Metrò
Dopo aver trionfato nelle Aie 2009 tornano per farci sognare e ballare con canzone d'autore e virtuosismi da musicisti rom

Sabato 8 maggio, ore 19.00: Aie d’Italia
Le Aie d'Italia sono tante, belle, spaziose, piene di vita e di musica,
noi ne abbiamo scelto 5 e le portiamo a Castel Raniero, voi siete pronti per ballare?

- Antica Rumeria Lagrima de Oro
- Arangara
- Kaloma
- Laripionpion
- Obelisco Nero


Ecco chi suona nelle Aie domenica 9 maggio 2010 dalle ore 14.00:

Alarc'h
Ande, Cante e Bali
Antica Rumeria Lagrima de Oro
Arangara
Banda Bardana
Bruti e Boi
Clan Mamacè
Colobraro
Demodè
Di...oniso Folk Band
FolkaMiseria
Jig Rig
Kaloma
La Banda de Grel
Laripionpion
Le Piment Trio
Lizzadr’o’Migrante
Malghesetti
Marcabru
Obelisco Nero
Ochtopus
Radìs
Tempidispari
Tras an Ball
U’ Munacidde

Domenica 9 maggio 2010, ore 21.00: Massimo Bubola

Massimo non ha bisogno di molte presentazioni, le sue canzoni le abbiamo cantate e ballate migliaia di volte (Fabrizio De Andrè, Fiorella Mannoia e tanti altri devono il loro successo anche a lui).
Noi però lo abbiamo scelto perché da quando a rivisitato il Liscio in versione Folk-Rock è uno dei nostri e poi... vogliamo cantare tutti insieme Un Bes in Bicicleta.


LA MUSICA NELLE AIE – Castel Raniero Folk Festival

7-8-9 Maggio 2010

Castel Raniero – Faenza


Noi si va (al seguito degli amici Laripionpion), se passate da quelle parti cercateci (uno ha una macchina fotografica al collo e l'altra gli impedisce di perdersi :-)
E se non sapete cosa fare questo fine settimana... Faenza non è poi così lontana...

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06 maggio 2010

Comfort food quasi light

Vi va qualcosa di corroborante e consolante ma non iper calorico per aiutarci a dare una spallata all'offensiva delle retroguardie del generale inverno ? Avevo in mente di proporvi una bella insalata di spinaci e robine fresche e sfizziose ma rimarrà ancora un po' tra le bozze perché
1 - La Gaia ne ha preparato una molto più golosa
2 - ieri sera avevo freddo ai piedi e pare che non fossi la sola
E allora vada per una crema di finocchi ispirata ad un libro vecchiotto (che mai eppoi mai butterei) che ho ritrovato riordinando un po' la massa difficilmente contenibile dei libri di cucina:
Mangiare italiano, i piatti ricchi della cucina povera di Nico Valerio, un manuale Oscar Mondadori del 1988. Valerio descrive una zuppa rustica a base di finocchio selvatico e erbe aromatiche.
Buono il finocchio selvatico ma prima che cresca tra i sassi dei nostri monti ha da venì il mese di luglio ! Eppoi non avrei mai il coraggio di strapparne il bulbo dopo la fatica che ha fatto a crescere. Costano invece quattro soldi e sono molto saporiti i bulbi di finocchina, finocchi piccoli e piatti di seconda scelta, che in questa stagione si trovano facilmente dal verduriere.
Per noi due ne ho tagliato a tocchetti tre bulbi con tanto di barbette verdi, togliendo solo i gambi duri. Ho messo uno spicchio d'aglio a rosolare nella pentola a pressione togliendolo quando ha iniziato a scurirsi. Ho quindi buttato in pentola la finocchina con due tazze di brodo di verdure e una bella foglia di alloro e ho lasciato cuocere 15 minuti da quando è andata in pressione.
Intanto ho fatto leggermente tostare sottili fette di pane casereccio e grattuggiato due tipi di formaggio. Il pecorino romano con la grattugia fine e il pecorino sardo fresco a fili più grossi.
Ho quindi passato il tutto (foglia d'alloro a parte) col passaverdure. Sì, ora che siamo abituati al frullatore a immersione, è una barba ma con verdure filacciose (vedi anche alla voce carciofi) è uno sforzo necessario. Non restava che mettere nei piatti la crema ottenuta, adagiarvi sopra il pane, cospargere di formaggio e aggiungere colore e gusto con qualche filo di erba cipollina tagliato con le forbici.
La pancia è rimasta soddisfatta. Ma nulla vieta di aggiungere in pentola una bella patata!
Kat

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05 maggio 2010

Libri, biscotti da grande, alzatine...


I biscotti al cioccolato di Enza-Da grande hanno un che di magico.
Li avevo "riposti" in un barattolone sulla libreria eppure, appena tornato dal lavoro, il fotografo di casa li ha visti e, anziché assaggiarli subito, li ha prima fotografati (senza che dovessi chiedere nulla, che tenero! ;-)


Ho seguito pari pari la ricetta riportata da Enza ma, lo ammetto, mi è scappato di tritare qualche tocchetto di zenzero candito e di incorporarlo all'impasto. Impasto che non ho avuto il tempo (e la pazienza) di far rassodare in frigo per poterne fare decorose palline. Questo spiega perché, scucchiaiati alla bene meglio sulla carta forno e inzuccherati con un colino, i miei biscotti sono un pelino spatasciati. Lo sapete, vero, che i neo-pensionati hanno sempre troppe cose da fare (anche quelli che non fanno i nonni)?! Eppure la fretta è quasi sempre una sciocchezza. Difatti questi biscotti, se chiusi in un barattolo o una scatola di latta appena ben freddi, sono migliori l'indomani. Comodi quindi da cuocere la sera prima di servirli.


Ah sì, l'alzatina...! Magari avete già incontrato sua sorella nel Giardino dei ciliegi di Twostella. Sono tornata nel negozietto di Torino dove le ho scovate (a quattro soldi perché imperfette ma così carine) e ... dovessero arrivarne ancora vi avviso perché al momento, sigh, non ne è rimasta neppure l'ombra.
Ah sì, i libri, anzi la libreria...! In quella della zona giorno, solo libri di cucina (che ho smesso di contare), qualche pentola, l'amata teiera con scaldino a lumino dell'Ikea, barattoli di tè, fotografie, ceste delle provviste, mortai e pestelli e... giocattoli (che vengono nascosti strategicamente quando abbiamo piccoli visitatori perché chiedergli di non toccare sarebbe una crudeltà).
La piccola Aline (che avrà due anni a luglio) ha però già imparato a giocare con i libri che apre con infinita delicatezza e guarda meravigliata. Anche quelli di cucina. Vero è che in quegli scaffali ci sono anche libri di cucina per bambini ;-) L'ultima volta che ha trascorso un momento a casa nostra ne ha pazientemente traslocato un intera casella su una seggiolina per averli alla sua altezza! La gatta la guardava attonita da sotto il divano. A dir vero, attonita ero pure io (ex bambina iperattiva e gran produttrice di cocci).
Li ho sognati per una trentina d'anni questi scaffali (Ikea) finché non abbiamo avuto lo spazio per sistemarli. Siamo in affitto e potremmo anche non invecchiare in tutto questo spazio ma la voglia repressa era così tanta (e così tanti i libri accumulati in ogni dove) che in casa al momento ci sono altre quattro librerie, diverse l'una dall'altra sia nella foggia che nel contenuto - poesia e leggende / cancelleria e manuali di disegno, pittura e fai da te / romanzi, fumetti e saggi (con "qualche" libro di cucina special guest nello scaffale raso terra;-) / arte e cestini di bottoni e merceria). Sì, a volte capita che si impolverino in tantino ma sì, ora ho anche il tempo per leggere e non solo libri di cucina. Oltre allo spazio e al tempo non ho altri lussi (la serenità ha da venì) ma so quanto sono invidiabili, impagabili e, per molti, pressoché inverosimili.
Eppure, a volte, si avverano ;-)
Kat

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03 maggio 2010

Non sono patatine

Ho scoperto l'acqua calda ovvero come cucinare il tacchino senza che venga asciutto e senza bagnarlo col latte e, accessoriamente, senza glutine. Basta infarinarlo  con farina di riso prima di rosolarlo, rimane più croccante o, se cucinato successivamente in umido, fa un sughetto più morbido. Forse c'entra anche il fatto di averlo tagliato a bastoncini ma non credo.
Niente trucchi fotografici, è giallo giallo grazie a due pizzichi di curcuma aggiunti alla farina.
Nella versione in umido - non fotografata eravamo troppo intenti a gustarcela - alla farina di riso ho aggiunto anche un pizzico di zenzero in polvere. In padella invece ho messo, nell'ordine, una cipolla rossa di Tropea tritata grossa, due bulbi di finocchina a tocchetti, due carote affettate e una noce di zenzero fresco tagliata a filetti (per 3-4 porzioni). Il tacchino già rosolato ha raggiunto le verdure - lasciate un po' al dente - negli ultimi minuti di cottura con mezza tazza di brodo vegetale. Piaciuto !
Ora voglio provare a fare con il tacchino la ricetta de La Gaia prima che non sia davvero più stagione di arance.
Kat

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