Gli altri siamo noi
Chissa' perche' finche' si tratta di cantarlo a Sanremo, siamo tutti d'accordo. Bella, la retorica delle canzonette. Bella e comoda, ci fa sentire buoni mettendoci almeno per un attimo la coscienza a posto.
Poi, pero', la canzonetta finisce. E rimangono gli altri. Rimangono i colori della pelle, le lingue strane e incomprensibili e la nostra diffidenza.
E la nostra memoria corta, quella che ci fa dimenticare di essere figli, nipoti, fratelli di quelli che attraversarono l'oceano in terza classe, nella stiva di una nave.
Ma chi l'ha detto che in terza classe,
che in terza classe si viaggia male,
questa cuccetta sembra un letto a due piazze,
ci si sta meglio che in ospedale.
A noi cafoni ci hanno sempre chiamati,
ma qui ci trattano da signori,
che quando piove si può star dentro, ma col bel tempo veniamo fuori.
Su questo mare nero come il petrolio,
ad ammirare questa luna-metallo,
e quando suonano le sirene ci sembra quasi che canti il gallo.
Ci sembra quasi che il ghiaccio che abbiamo nel cuore,
piano, piano si vada a squagliare,
in mezzo al fumo di questo vapore,
di questa vacanza in alto mare.
E ci fa avere paura di quelli che arrivano oggi sulle barche, di quelli che riescono ad arrivare almeno, che non finiscono in fondo al mare.
Perche' siamo italiani, noi, e questa e' la nostra terra. Anche se poi mangiamo di queste cose, che assomigliano tanto al loro couscous... "sa fregula", la conoscete?
Gennarino
Poi, pero', la canzonetta finisce. E rimangono gli altri. Rimangono i colori della pelle, le lingue strane e incomprensibili e la nostra diffidenza.
E la nostra memoria corta, quella che ci fa dimenticare di essere figli, nipoti, fratelli di quelli che attraversarono l'oceano in terza classe, nella stiva di una nave.
Ma chi l'ha detto che in terza classe,
che in terza classe si viaggia male,
questa cuccetta sembra un letto a due piazze,
ci si sta meglio che in ospedale.
A noi cafoni ci hanno sempre chiamati,
ma qui ci trattano da signori,
che quando piove si può star dentro, ma col bel tempo veniamo fuori.
Su questo mare nero come il petrolio,
ad ammirare questa luna-metallo,
e quando suonano le sirene ci sembra quasi che canti il gallo.
Ci sembra quasi che il ghiaccio che abbiamo nel cuore,
piano, piano si vada a squagliare,
in mezzo al fumo di questo vapore,
di questa vacanza in alto mare.
E ci fa avere paura di quelli che arrivano oggi sulle barche, di quelli che riescono ad arrivare almeno, che non finiscono in fondo al mare.
Perche' siamo italiani, noi, e questa e' la nostra terra. Anche se poi mangiamo di queste cose, che assomigliano tanto al loro couscous... "sa fregula", la conoscete?
Gennarino
Etichette: seriamente
8Commenti:
Vedo che c'è qualcuno sveglio di buon'ora come me e con dei pensieri davvero belli e buoni! Non conosco il piatto di cui parli, ma dove ci sono frutti di mare io mi ci butto! Ci farai sapere vero?
Dovresti provarla cucinata da Sergio Mei...
Lorenzo
"Coro
Da qualunque distanza arriveremo, a milioni di passi
quelli che vanno a piedi non possono essere fermati.
Da nostri fianchi nasce il vostro nuovo mondo,
è nostra la rottura delle acque, la montata del latte.
Voi siete il collo del pianeta, la testa pettinata,
il naso delicato, siete cima di sabbia dell'umanità.
Noi siamo i piedi in marcia per raggiungervi,
vi reggeremo il corpo, fresco di forze nostre.
Spaleremo la neve, allisceremo i prati, batteremo i tappeti
noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo.
Stringetevi nei panni, noi siamo il rosso e il nero della terra,
oltremare di sandali sfondati, lo scirocco."
Erri De Luca - Solo andata
(Feltrinelli)
Orpo! Fregua e cocciuas nieddas: mezza sarda sono. E ricordo di quando si andava a cercar arselle nello stagno di Marceddì con i miei cugini e si faceva a gara a chi ne trovava di più...
Grazie: per la ricetta e per le parole.
E grazie a te, Kat.
Cosa aggiungere a queste belle parole ?
Forse un piccolo aneddoto di vita vissuta !
Senza bisogno d'attraversare l'Atlantico ed avvenuto in tempi a noi più vicini.
Era l'inverno del 1965, il Lupo s'era recato a Zurigo per perfezionare il suo tedesco, in vista d'un corso futuro in quel di Heidelberg.
Di certo, la prima cosa che possa venire in mente, sarebbe : che arguzia, il Lupo ! Andare a Zurigo per perfezionare la germanica favella !!!
Siate generosi ! Il Lupo era giovane ed inesperto.
Dunque, il Lupo sbarcò ( dal treno ) in quell'elvetica città.
Malgrado il Lupo fosse anche detentore d'un passaporto confederato, gli fu subito affibbiato ( a giusto titolo, molto probabilmente ) l'epiteto di Papier Schwyzer.
Il Lupo era solo soletto e, andando alla ricerca d'un poco di calore umano, s'aggirava nei meandri della Stazione Centrale, punto di ritrovo ( riscaldato ) degli italici emigranti.
Avendo attacato bottone con suo "collega", il Lupo volle invitarlo ad andare a bere un caffé, sempre nei dintorni della stazione.
Vedemmo un bar ed il Lupo iniziò un movimento per ivi dirigersi.
Il suo ( avellinese mi sembra ricordare ) nuovo amico gli disse : " non li, altrove ! "
????
Il lupo chi chiese il perché.
Il mio nuovo compare, decise dunque di farci avvicinare a quel Bar e mi disse : leggi un pò !
Sulla porta del caffé, c'era scritto ( in caratteri semi cubitali ): " Vietato l'ingresso ai cani ed agli italiani " !!!!
Questo avveniva nella civilissima Svizzera solo una quarantina d'anni fa.
Dal 1969, il Lupo vive a cavallo fra l'elvetica e calvinista Ginevra e l'allobrogia provincia gallica d'Alta Savoia.
Per Grazia Divina, da queste parti, le cose sono cambiate molto da quel non tanto lontano inverno!
Quale tristezza per il Lupo ( e probabilmente per i tanti milioni d'emigranti italiani, ancora in vita ), costatare che lo "Spirito Zurighese" s'è trasferito nello Stivale !
Speriamo non in pianta stabile.
Quando leggo articoli come questo, solo posso dire : Grazie !
Buona domenica a tutti,
Vittorio
Essi Lupo, come dici bene e come ci dimentichiamo in fretta.
Pensa chem qui da noi, convivono da decenni: calabresi, valdostani e veneti e da decenni si detestano tranne quando devono dare in testa a coloro che hanno preso l'ultimo posto della fila.
Come si dice in inglese: a da passà 'a nuttata.
Che dire d'altro?
Grazie, Teresa e grazie Katy.
Graziella, non c'e' niente di difficile. A parte trovare la fregula fuori dalla sardegna (se vai al link segnalato, pero', c'e' spiegato passo a passo come ottenerla). Una volta che hai la fregula e le vongole, le metti a cuocere (tenendone una manciata da parte) per sgusciarle. Le metti da parte e filtri il sugo. Poi parti da un soffritto di aglio in abbondante olio, togli via l'aglio e fai freddare. Aggiungi il sugo delle vongole e acqua, in quantita' tale da poterci immergere la fregula. Porti a cottura aggiungendo se necessario a cqua bollente. Ci vorranno una decina id minuti: la fregula deve cuocere e assorbire l'acqua. Un minuto prima di spegnere, aggiungi le vongole crude e le vongole sgusciate. Spegni il fuoco e copri, lasciando riposare prima di servire. Al momento di fare il piatto - Dio, come odio la parola impiattare che va tanto di moda adesso - pepe nero e filo di olio crudo, nonostante Vissani... :-D
---gen
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