03 marzo 2016

Due piccioni con una fava

Mai e poi mai avrei pensato di scrivere fossero ben solo due righe per parlare di Carlo Cracco. Anzi, non ne parlerò neppure ora che "attivisti vegani" sono andati a seminare zizzania sul luogo di lavoro suo e dei suoi dipendenti. Non ne parlerò perché non mi importa chi o cosa viene brutalizzato, chi del piccione o del professionista che l'ha messo in pentola sia da difendere. E conta poco il fatto che, pur mangiando 100% vegetale, abbia scelto di non definirmi vegana. Semplice coerenza, visto che uso scarpe di cuoio e i miei gatti si nutrono di carne e pesce. 
Mi importa - e molto - ribadire che chiunque si comporti in modo intollerante e brutale si espone all'intolleranza e alla brutalità e, per estensione, vista la propensione di molti a fare di tutta l'erba un fascio, espone anche me. E questa è una cosa che riesco a tollerare solo dicendo la mia e la mia è che comportarsi da vegani significa ben altro che andare a sbraitare in un ristorante o devastare una sagra paesana. Potrebbe significare, per esempio, armarsi di pazienza, serenità, amore per gli esseri viventi e gli  umani tutti, cuochi compresi. 
Kat

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