Naturalmente Valle d'Aosta
Questo il titolo scelto dall'Ufficio Promozione Produzioni Agroalimentari dell'Assessorato Agricoltura della nostra Regione per presentare la serie di "eventi" proposti al Salone del Gusto 2008. Quando, qualche mese fa, ci hanno chiesto di partecipare ad un tipo di comunicazione più soft e intimista di quanto si usi di solito in un "Salone" abbiamo accettato con curiosità e parecchio timore. Kat ha qualche problema a stare in mezzo alla folla e Remy patisce il caldo. L'ideale per quel tipo di situazione!!!
Perché abbiamo accettato? Perché ci piacciono le scommesse e più ancora le produzioni agroalimentari valdostane e il territorio dal quale nascono.
In cosa consistevano gli eventi? Un'alternanza di pranzi e degustazioni guidate, a gruppi di 15 persone per poterle mettere a loro agio, informare e ascoltare, in un ambiente il più possibile protetto. Da qui la "nicchia" che ricreava l'effetto protettivo delle montagne.
Chi erano gli ospiti? Giornalisti, blogger, operatori del settore, torinesi o di passaggio a Torino per il salone, più qualche "testimone" della realtà valdostana a parlare di questa realtà dall'interno. Perché, senza offesa, il più bravo dei PR, se non è del luogo, potrà fare ben poco per "tradurre" un territorio di cui non conosce la lingua madre.
Il menù? Sapeste quanto abbiamo discusso nella breve fase di preparazione finale!
Partendo anche solo dalle quattro Dop valdostane (Fontina, Fromadzo, Lardo d'Arnad, Jambon de Bosses), ci si poteva già sbizzarrire parecchio. E invece ci siamo accorti di essere tutti d'accordo per proporre i sapori "in purezza". Remy vi ha già dato una prima idea ma non vi ha raccontato il prologo del pranzo e, secondo me, la vera trovata degli organizzatori stava proprio lì.
Non solo hanno raccolto, previa autorizzazione della forestale, i più diversi fiori presenti nell'erba di cui le nostre bovine si nutrono durante la stagione d'alpeggio nutrendo di profumi il loro latte, ma hanno fatto partire ogni giorno da una stalla dei dintorni di Aosta il latte appena munto da far annusare e assaggiare agli ospiti.
E mentre questi annusavano e già iniziavano a rilassarsi e sognare, Roberto raccontava. Non voglio svelarvi come e cosa, augurandovi di poter partecipare anche voi un giorno ad una degustazione accompagnata dai suoi appassionati racconti.
Come lo chef Antonio Salvatore prepari il Filetto di bovino adulto in crosta d'erbe che ha lasciato a bocca aperta tutti i commensali vi ha già detto Remy. Qualcuno l'ha anche mirabilmente fotografato... Io vorrei tornare alla Fontina proposta come antipasto (come era tradizione fino ad una quarantina di anni fa) e in quattro consistenze (un'idea decisamente seducente dello chef Agostino Buillas del Café Quinson di Morgex). Ovviamente più la Fontina è buona e più grande sarà il piacere.
Va consumata in quest'ordine :
-Fonduta (senza uovo per gustarne il sapore in assoluta purezza) servita in una scodellina ricavata da una mezza patata di montagna
- Spuma (la fonduta lasciata freddare quindi montata perché, come insegna Antonio "in cucina si vive benissimo anche senza sifone";-)
- Solida (a temperatura ambiente se questa non è troppo calda) da annusare e palpeggiare prima di addentarla
- Cialda (sottili fette di fontina tagliate con un copapasta tondo quindi infornate su carta forno senza lasciarle tostare troppo)
E qui mi fermo... decidete voi se devo continuare ;-)
Kat
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